Roma – La prova dell’unità o degli egoismi. La battaglia che si profila in UE questa settimana appare cruciale sia per affrontare l’emergenza sanitaria, sia per contenere lo shock economico conseguente. Dopo le due sterzate del blocco del Patto di stabilità e della rete di acquisti massiccia da parte della BCE, oggi i ministri dell’economia dell’Eurozona dovranno affrontare i due argomenti più caldi, il ricorso al MES e i Covid bond.
Italia, Francia e Spagna sono in prima linea per aumentare ancor più lo sforzo finanziario e attivare tutti gli strumenti possibili. Tra questi c’è il meccanismo di stabilità nato per supportare singoli paesi ma che ora in vista di un’emergenza che riguarda tutti e di una sfida interdipendente sul fronte economico, si dovrebbe adattare al contesto. Attivare un salvadanaio da oltre 400 miliardi sarebbe altro ossigeno ma qui ha già messo i paletti l’Olanda, convinta che lei di soldi non avrà bisogno, e contraria a cambiare le regole. Sono le condizionalità, ovvero i criteri di concessione dei prestiti che per paesi come l’Italia o la Spagna, allo stato non sarebbero accettabili e metterebbero sotto tutela i bilanci dei prossimi dieci anni, obbligandoli a dei rientri dal deficit, lacrime e sangue.
“Il fondo salva stati diventi ‘Salva Europa’ ha detto il presidente dell’Europarlamento David Sassoli”, schierandosi apertamente per un utilizzo allargato e senza condizionalità. La trattativa di oggi dunque si gioca proprio su questo, l’estensione delle linee di credito con una condizionalità specifica per la crisi attuale.
Le posizioni emerse ieri non fanno ben sperare per la riunione dell’Eurogruppo di oggi che in caso di stallo delle posizioni potrebbe solo prenderne atto e passare la palla al Consiglio europeo di giovedì. I capi di governo potrebbero intervenire attivando altre opzioni previste tra le righe dei Trattati, ovvero come attivare altre linee di assistenza finanziaria ai singoli stati senza le clausole previste dal MES.
Se i Paesi Basi non dovessero cedere, la battaglia però potrebbe allargarsi ad altri fronti, imputandogli i dumping fiscali pesanti che ne fanno uno dei Paesi europei privilegiati dalle imprese poco avvezze alle tasse. A invitare Giuseppe Conte a sollevare il problema davanti ai primi ministri dell’UE, ieri sono state anche le opposizioni ricevute a Palazzo Chigi. Sollecitandolo a non cedere sul MES, gli chiedono addirittura di minacciare un ritiro della nostra quota dal tesoretto per finanziare le emergenze nazionali.
Nella riunione di oggi e del Consiglio di giovedì, il tema del Covid bond avrebbe delle chance maggiori anche perché la Germania da sempre più ostile potrebbe ammorbidirsi. Il membro tedesco alla BCE Isabel Schnabel questi giorni ha aperto a tutti gli strumenti utili per affrontare la crisi compresi i Coronabond, sempre osteggiati da Jens Weidmann, capo della Bundesbank e grande avversario di Mario Draghi. Sui bond europei, “E’ arrivato il momento”, titolava l’appello lanciato all’UE da un notevole numero di economisti di fama mondiale e pubblicato ieri dal Financial Times.
Ora ci sono Paesi meno coinvolti ma fra dieci giorni potrebbe non essere più così anche per la “frugale Olanda”, che ha fatto sapere attraverso i suoi ministri di non aver bisogno di aiuti. Sulla crisi da Coronavirus, Boris Johnson e Donald Trump hanno cambiato idea molto velocemente e altri potrebbero seguirli. Specialmente per l’Europa, il ragionamento è semplice: è un’emergenza che riguarda tutti e ci si salva tutti insieme.