Bruxelles – Un accordo tra i 27 ministri degli Esteri sulla nuova operazione navale Irene per il controllo dell’embargo sulle armi in Libia ancora non c’è. Non solo di Coronavirus si è discusso oggi al tavolo virtuale del Consiglio Affari Esteri che si è tenuto in videoconferenza. L’alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’UE, Josep Borrell, e gli omologhi europei tornano a parlare di Libia dopo oltre un mese dalla decisione di lanciare una nuova missione navale nel Mediterraneo, che dovrà nascere sulle ceneri dell’operazione Sophia, con il compito primario di sovrintendere l’embargo sulle armi verso la Libia disposto dalle Nazioni Unite. Come concordato a Bruxelles, le navi saranno disposte in mare solo nella parte orientale della costa libica, da cui arriva il traffico di armi, e l’operazione dovrebbe essere guidata dal contrammiraglio italiano Fabio Agostini.
Dall’ultimo Consiglio Esteri di febbraio, progressi sono stati fatti, assicura Borrell, ma ci sono ancora diverse questioni rimaste pendenti che non consentono ai ministri di dare luce verde definitiva alla nuova operazione nel Mediterraneo. La decisione doveva essere ratificata proprio oggi alla riunione del Consiglio Esteri, ma il precipitare dell’emergenza Coronavirus in tutti gli Stati UE sembra aver spazzato via tutti o quasi gli altri temi nell’agenda delle istituzioni europee. Quello di oggi infatti si è trasformato in un incontro informale, in cui, come tale “non possono essere assunte decisioni” concrete. La volontà politica di finalizzare un accordo quanto prima c’è, conferma il capo della diplomazia europea, ottimista sul fatto che il via libera definitivo in sede di Consiglio Esteri potrebbe arrivare già entro la fine del mese.
Le questioni irrisolte
Il timore di un rischio di pull factor (ovvero un fattore di attrazione che spinge più migranti a partire perché l’operazione di sicurezza marittima europea è in grado di migliorare le condizioni di salvataggio) sembra superato. Erano in molti i paesi UE a temere un maggiore afflusso di migranti in arrivo in Europa disposti a partire per essere salvati dalle navi europee. Da Bruxelles hanno chiarito che nel caso in cui le navi dell’operazione dovessero rappresentare uno stimolo ulteriore a partire, allora Irene verrà interrotta nell’immediato. Problematico per alcuni dei ministri dei 27, Italia compresa, rimane il tema dello sbarco dei migranti soccorsi durante un eventuale salvataggio in mare, che potrebbe verificarsi durante il regolare controllo sull’ingresso delle armi verso Tripoli.
La linea dura dell’Italia
“L’Italia in questo momento non è disponibile a dare i propri porti per gli sbarchi dei migranti”. che potrebbero essere tratti in salvo. Di questo è convinto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che al termine della videoconferenza con gli omologhi europei ha sottolineato che “non si tratta di voler essere buoni o cattivi, si tratta semplicemente di misurare le nostre forze e metterle tutte a disposizione dei nostri concittadini”. Il governo di Roma, riafferma con determinazione, ora non può. In questo momento è l’Italia che “chiede e vuole essere aiutata”.