Bruxelles – Gli europei hanno ripreso a produrre sempre più immondizia. Nel 2018 la quota pro-capite di scarti risulta di 492 chili a persona, il dato più alto dal 2011. Se dieci anni fa era iniziata un parabola virtuosa che ha visto i rifiuti urbani pro-capite ridursi dai 518 chili a testa del 2008 fino ai 499 chili del 2011, dal 2012 in poi la curva è cominciata ad aumentare. Non una bella notizia per l’ambiente, quello cittadino e quello circostante.
Complessivamente alla fine del 2018 sono state generate 220 milioni di tonnellate di rifiuti municipali. Una quantità superiore a quella prodotta un anno prima (218 milioni di tonnellate) ma comunque meno di quanto le città europee tutte insieme ne avevano prodotte dieci anni prima (227 milioni di tonnellate).
I dati Eurostat diffusi oggi (18 marzo) mostrano andamenti altalenanti in un po’ tutti i Paesi dell’UE. La Spagna ha ridotto i rifiuti urbani pro-capite di 100 chili tra il 2018 e il 2014, per poi tornare a produrne. L’Italia, pur con un andamento altalenante, ha ridotto la quota pro-capite ridotta sui dieci anni (-53 chili tra il 2008 e il 2018), per aumentarla nell’ultimo anno (+11 chili, per un totale di 499 chili per italiano) dopo quattro anno di stabilità.
Polonia e Malta sono invece Paesi che dopo aver invertito la tendenza, sono tornati produrre rifiuti urbani più di quanto accadeva un decennio fa. Lo stesso vale per la Germania, che ha ridotto la sua produzione di scarti negli ultimi due anni, ma che si trova a livelli superiori di quelli di dieci anni fa (615 chili pro-capite contro 589 chili pro-capite).
L’Italia produce più rifiuti urbani della media europea. Un dato che non sorprende, dato che si tratta di un Paese tra i più popolosi dell’Unione europea. Più abitanti vuol dire maggiore produzione di scarti urbani, e semmai sorprende più il dato di Malta, Paese più piccolo (poco più di 490mila abitanti), ma secondo per immondizia pro-capite (640 chili per abitante).
Buone notizie, però. E’ aumentata senza sosta la quota di rifiuti urbani riciclati e compostati. Nell’UE si è passati da una media da 120 per persona a una media di 159 chili per persona di scarti recuperati nell’ultimo decennio. In Italia il differenziale è 65 chili a persona (da 79 a 144 chili, in continua aumento). In crescita anche la quota di scarti organici destinata ai processi naturali di smaltimento e fertilizzazione del terreno (compostaggio).