Bruxelles – Mascherine, respiratori, attrezzature di laboratorio. L’Unione europea è al lavoro per rifornire i centri medici e gli ospedali dell’UE di ciò ci cui più hanno bisogno in questo momento. Sono tre gli appalti congiunti lanciati dall’esecutivo comunitario per dotare le strutture medico-sanitarie delle risposte contro il Coronavirus.
Un primo appalto è stato lanciato lo scorso febbraio, e la sua durata è stata estesa data la situazione. Riguarda la protezione alta e respiratoria, vale a dire mascherine e tutti gli elementi di prevenzione. “Quasi tutti gli Stati membri hanno aderito”, fa sapere Stefan de Keersmaecker, portavoce della Commissione per le questioni relativa alla Salute. “Contiamo di ricevere offerte dal mercato nei prossimi sei giorni”.
C’è poi un secondo appalto aperto a tutti, e a cui “quasi tutti” hanno aderito. Si tratta del bando per i ventilatori, le macchine che aiutano i pazienti affetti da COVID-19 a respirare, quando nella fase acuta della malattia. Si tratta delle attrezzature mediche destinate ai reparti di terapia intensiva.
Infine c’è un terzo appalto congiunto, non ancora partito ma pronto a partire, che riguarda le attrezzature di laboratorio. “Stiamo ricevendo ancora sottoscrizione degli Stati membri, e c’è ancora un breve periodo di tempo per aderire”, spiega lo stesso portavoce dell’esecutivo comunitario.
Bocche cucite sulle quantità di mascherine, ventilatori e attrezzatura che si intende reperire. Per motivi legati all’emergenza e “per non intaccare la sensibilità di questo mercato”, non viene comunicata la mole di materiale che si intende reperire e mettere a disposizione degli ospedali.
Di fronte a quei Paesi membri che iniziano a fare problemi, ragionando o già addirittura lavorando su restrizioni alle esportazioni, la Commissione esercita tutta la pressione politica possibile per evitare interruzioni nella forniture. “Contatti diretti sono in corso con tutti gli Stati”, assicura de Keersmaecker. In caso di disfunzioni nelle forniture procedure d’infrazione non sono escluse. Ad ogni modo “il bando congiunto permette anche alle imprese di tutti i Paesi di partecipare”, inclusi quelli un po’ più recalcitranti.