Roma – Christine Lagarde non è Mario Draghi, e lei stessa lo ha nuovamente sottolineato (non sono quella del ‘what ever it takes two’), ma non la è anche sul piano della capacità comunicativa, e alcune sue parole di ieri hanno creato un panico che, in particolare in Italia, ha offuscato l’incisività delle misure annunciate dalla BCE, e hanno fatto affossare i mercati, che oggi stano provando a reagire. Quelle parole, “non siamo qui per chiudere gli spread”, sono state un errore che Lagarde non poteva permettersi, hanno fatto sì che tutte le sue rassicurazioni siano poi andate nella direzione sbagliata. L’Italia che già vive l’incubo sanitario a causa del Coronavirus ha reagito molto male con la chiusura della borsa di Milano che ha sfiorato il calo del 17 %, uno dei più pesanti che si ricordi. Un tonfo accompagnato dallo spread schizzato fino a 272 punti. Non sono bastate le precisazioni della presidente della BCE, qualche ora dopo con le quali riferendosi in particolare al nostro Paese ha detto che “Spread elevati a causa del coronavirus danneggiano la trasmissione della politica monetaria, e useremo la flessibilità prevista dal programma di acquisto titoli, anche per titoli pubblici”. Significa che molti, dei 120 miliardi assegnati al ‘quantitative easing’ saranno impegnati verso i paesi più colpiti.
Il danno, di comunicazione ma non solo, però era già compiuto e tarda sera dopo una valanga di reazioni negative sono arrivate le dure parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
“L’Italia sta attraversando una condizione difficile e la sua esperienza di contrasto alla diffusione del coronavirus sarà probabilmente utile per tutti i Paesi dell’Unione Europea. Si attende quindi, a buon diritto, quanto meno nel comune interesse, iniziative di solidarietà e non mosse che possono ostacolarne l’azione”. Non nomina la Banca centrale europea ma il riferimento è chiaro, anche per cercare di frenare il risveglio del sentimento antieuropeo che montava negli ambienti di tutta la politica italiana.
Dello stesso tenore l’intervento del premier Giuseppe Conte e a ruota è arrivata anche la mossa della Consob che per oggi ha chiuso le contrattazioni allo scoperto di Piazza Affari per un’ottantina di titoli. Un freno che ha consentito oggi una riapertura riordinata, un rimbalzo assestato in mattinata a + 3 % e il raffreddamento dello spread sceso a 236 punti.
Al di là delle altalene dei mercati provocate da parole sbagliate e pericolose in un momento così delicato, resta il danno politico. In Italia dopo sette mesi di paziente ricucitura con l’Europa da parte del nuovo governo, c’è il rischio reale di rialimentare l’antieuropeismo e il sovranismo e riportare il Paese verso un isolamento politico molto pericoloso. Sarà una crisi globale, come ha fatto notare il presidente Mattarella e l’unità dell’Europa è l’arma più adeguata per affrontarla. Dare sponda a chi predica l’isolamento e il grido di “tutti nemici fuori dai confini”, non è proprio una buona idea.