Il Coronavirus si diffonde ormai inarrestabile in Europa, la pandemia è dichiarata, migliaia di casi in Germania, Spagna e Francia, dove è imminente l’ufficializzazione della fase 3 dell’emergenza. Ma c’è un paese dove il virus sembra non averlo mai visto nessuno : il Belgio.
Qui il virus, se proprio ci è mai venuto, era solo di passaggio dopo una settimana bianca in Italia ed è subito morto, chissà di noia, affogato nella pioggia, fritto nell’olio delle patate fritte o forse non è riuscito a diffondersi perché non parlava né francese né fiammingo. Nel paese del surrealismo, che ha nove ministri regionali della sanità e un governo federale dimissionario da più di 400 giorni, ognuno dice la sua e nessuno prende l’epidemia sul serio.
Ad Anversa continuano a tenersi grandi eventi con migliaia di persone mentre a Bruxelles sono vietati, ma solo quelli oltre i mille, mentre è ormai chiaro che anche in quattro siamo troppi. Nella capitale dell’Europa, dove arrivano ogni giorno centinaia di persone da tutto il mondo, non si fanno quasi test e quindi, miracolo, non ci sono quasi contagi. E intanto il virus si propaga non visto e si diffonde ben oltre le anguste frontiere belghe, rendendo vane le misure di contenimento altrui.
Tutte le proiezioni lo mostrano, il Belgio ha una progressione di contagi del 120% al giorno ma i fantastici 9, senza promulgare nessuna legge che limiti gli assembramenti, che faciliti il telelavoro, che impedisca gli spostamenti, l’unica cosa che sono capaci di fare è mettersi a comperare mascherine.
Un paese diviso in due dalla frontiera linguistica, diviso in tre da quella federale e poi diviso in quattro da assurde autonomie, riunisce ministri che sono l’equivalente di nostri assessori comunali e in più non capiscono la lingua dei loro colleghi. Il governo federale latita perché dalle ultime elezioni sono venuti fuori risultati ingestibili : i due partiti vincitori sono inconciliabili. La destra separatista fiamminga si candidava solo in Fiandra e il partito socialista vallone solo in Vallonia. Il risultato è che si cerca di fare un governo con due partiti che non hanno una rappresentanza nazionale. Come fossero partiti di due paesi diversi.
E due paesi diversi sono ormai Fiandra e Vallonia ed è ora che questa evidenza porti alle necessarie conseguenze : il Belgio non esiste e in questo momento la sua forzata esistenza diventa addirittura un pericolo per l’Europa. È ora di dirlo, i famosi compromessi alla belga sono delle sonore buffonate di indecisione e inazione. Finché si tratta delle loro reciproche angherie linguistiche e altre meschinità burocratiche dettate solo dalla sete di potere del più oscuro scabino, non ce ne può fregare di meno e i belgi sono liberi di seppellirsi nel ridicolo e nell’assurdità. Ma quando ne va della salute di milioni di europei e della tenuta dell’intero sistema economico dell’Unione europea, bisogna fermarli, bisogna disinnescare la bomba belga.
Spesso il Belgio è stato citato come modello di coesistenza fra comunità in guerra e perfino dalla Bosnia sono venuti a studiare il sistema belga delle autonomie e dalla separazione dei poteri. Qui non c’è niente da imparare, c’è solo da smantellare uno Stato irrilevante che serve solo ad eternizzare il potere di un clan di politici inestinguibili e che è incapace di governare il destino dei suoi cittadini come delle migliaia di altri europei che qui vivono e lavorano. Il Coronavirus è l’occasione per liberare i belgi dai loro despoti e lasciare che Vallonia e Fiandra seguano il loro distinto destino. Quanto a Bruxelles, terza regione del paese, è venuto il momento di farne una città libera, il primo territorio autenticamente europeo, infine la capitale di un’Europa liberata dal più assurdo dei suoi Stati membri.