Bruxelles – Istituire un protocollo uniforme e coordinato negli istituti sanitari in Belgio per fronteggiare l’emergenza Covid-19. Questo l’appello congiunto di due gruppi di medici italiani che esercitano in Belgio e a Bruxelles, che scendono in campo contro il governo locale che sembra aver preso sottogamba la diffusione del virus in Europa.
Uffici, scuole e università continuano a rimanere aperte. Nessun obbligo di lavorare da casa o di evitare di prendere mezzi pubblici dove non necessario. Insomma, nessun approccio deciso a una crisi che rischia di degenerare, come accaduto in Italia. Ed è proprio guardando a quanto accaduto al proprio paese che i medici italiani esercitanti in Belgio si sono chiesti se non valga la pena iniziare a fare di più ora che i contagi sono ancora limitati, prima che la situazione degeneri anche qui.
“L’Italia, non senza difficoltà, sta cercando di contenere il più possibile la diffusione del virus in Europa, delimitando le zone rosse” scrivono in una nota. Le misure messe in campo dal governo italiano, come confermato anche dall’OMS (Organizzazione mondiale della Sanità) servono a guadagnare tempo, rallentando la diffusione del virus anche in altri paesi d’Europa. Rispetto all’Italia molti paesi UE, Belgio compreso, registrano un sostanziale ritardo nella diffusione del virus e nella crescita del numero dei contagi: ritardo che andrebbe sfruttato, scrivono i medici, per adottare misure preventive adeguate ed evitare di trovarsi di fronte all’esigenza di dover isolare un intero paese. Misure più stringenti possono essere introdotte a cominciare proprio dal settore medico-sanitario.
Sulla base dell’esperienza dei colleghi italiani, propongono al governo un protocollo più stringente e una serie di raccomandazioni per mantenere alto il livello del servizio sanitario, preservando sia i pazienti sani che i medici e gli operatori sanitari dal rischio di essere contagiati: sgombrare i reparti e rimandare, se possibile, tutte le operazioni non strettamente necessarie; far indossare a tutto il personale medico e non le mascherine chirurgiche; fornire piani per la regolamentazione delle sale operatorie per i servizi rianimazione in caso di emergenza. Un aspetto, segnalato, su cui è bene soffermarsi riguarda la necessità per gli ospedali di pianificare la fornitura di tutte le attrezzature necessarie per la rianimazione, in particolare le apparecchiature utilizzate nella gestione dei casi di sindrome respiratoria acuta.
Al momento le uniche misure preventive introdotte dal governo belga riguardano il divieto per i pazienti con sintomi di febbre o di influenza di recarsi fisicamente dal proprio medico di base curante o nei reparti ambulatoriali.
Intanto cresce il numero dei tamponi effettuati in Belgio (ieri erano 639, oggi 806), e cresce anche il numero dei contagi: ieri erano stati registrati 47 nuovi casi, oggi 85. I nuovi contagi accertati dalle autorità sanitarie locali portano a 399 il numero complessivo di contagi da quando l’epidemia si è diffusa. Tre sono fino ad ora i decessi nel Paese legati all’infezione da Coronavirus.