Roma – Mentre il coronavirus monopolizza l’attenzione e la preoccupazione mondiale, in Italia c’è un’altra battaglia non meno virulenta che anima il retroscena politico: le nomine pubbliche. Sono alcune centinaia le cariche delle aziende a partecipazione pubblica che devono essere confermate o rinnovate tra l’imminente primavere e inizio estate e a parte società sotto i riflettori quotidiani (come Enel, Eni, Enav, Mps, Poste, l’aerospaziale Leonardo, Ferrovie, Rai, Invitalia, Cdp) moltissime nomine sfuggono all’attenzione generale. Vediamole.
Sono 30 le società a diretta partecipazione del ministero dell’Economia. Tra queste c’è l’Amco (Asset management company) che si occupa dell’acquisto e gestione dei crediti deteriorati delle banche e che dovrà confermare o rinnovare i suoi 3 componenti di vertice. E poi la Consap (gestione dei fondi di garanzia) con presidente e 2 membri del cda da confermare o meno. Altre 3 nomine in calendario alla Consip (acquisto beni e servizi per la pubblica amministrazione), così come a Equitalia, all’Istituto Luce, a Sogesid (gestione impianti idrici). Cinque le cariche da confermare o rinnovare all’Ipzs (istituto poligrafico e zecca di Stato. E poi ci sono Ram (rete autostrade mediterranee) il cui amministratore unico è scaduto a fine anno e Expo 2015 dove sempre a fine 2019 è scaduto l’incarico del commissario straordinario.
Capitoli a sé per Eni, Enel, Enav, Leonardo, Poste e Mps (per le quali – a parte Mps- sembra prospettarsi la conferma dell’attuale management) per un totale – con riferimento alle sole aziende partecipate dal Mef- di 83 nomine in ballo.
Poi ci sono anche le società che vedono la partecipazione del ministero dello Sviluppo economico, della Difesa, delle Infrastrutture, dei Beni culturali, delle Politiche agricole. Così, ad esempio, dovranno essere rinnovati presidente, amministratore e i 2 componenti del cda di Difesa servizi che si occupa della gestione di beni i non direttamente collegati ad attività operative delle forze armate. E alla So.Fi.Coop (società finanza e cooperazione, finanziaria con compito di investitore istituzionale e partecipata dal ministero dello sviluppo economico ) sono 7 le nomine all’ordine del giorno. E arriviamo così a quota 94.
Che però raggiunge le 4 centinaia se nel conto si mettono anche le nomine delle società partecipate dalle partecipate. Ad esempio, le partecipate di Leonardo (dove il Mef ha il 30,20%) sono 6, con 31 incarichi di vertice, altrettante le partecipate delle Poste con 27 nomine in prospettiva. E al Monte dei Paschi, partecipato per oltre il 68% dal ministero dell’Economia, le partecipate sono addirittura 20 per un totale di 99 incarichi. E via così.
Negli anni Ottanta e Novanta sono state effettuate vaste operazioni di privatizzazione. Ma la normativa ha lasciato indeterminato il problema delle modalità di esercizio del controllo pubblico sulle sulla attività delle società rimaste sotto il controllo, anche parziale, dello Stato. Ed è così che, in particolare per gli enti misconosciuti ai più, il rinnovo della stragrande maggioranza delle cariche avviene nella disattenzione totale. In ogni caso è la Corte dei Conti a svolgere un ruolo di controllo sugli enti che godono di un apporto dello Stato.