Bruxelles – Più della collaborazione politica, all’Europa serve un maggiore e veloce coordinamento europeo per raggiungere degli obiettivi contro il Covid-19. Questo il messaggio dell’Italia e del ministro per la Salute, Roberto Speranza, ai ministri del Consiglio Salute che si è svolto oggi a Bruxelles, dove il tema all’ordine del giorno è ancora una volta l’epidemia dichiarata emergenza globale dall’Organizzazione mondiale per la sanità (OMS). “Il virus non ha confini nazionali e ormai è evidente che c’è un problema che riguarda tutti i paesi dell’Europa”.
L’Italia chiama, l’UE non risponde
In uscita dal Consiglio, Speranza rivela di aver avuto prima dell’inizio del vertice una serie di incontri bilaterali con Francia, Germania, Spagna per “rendere operativo immediatamente questo nuovo livello di coordinamento” tra paesi, che viene richiesto con insistenza da parte dell’Italia. Maggiore coordinamento significa per il governo italiano anche introdurre misure condivise per quanto riguarda l’approvvigionamento dei dispositivi essenziali di protezione, come le mascherine. Solo una settimana fa l’Italia aveva richiesto attraverso il meccanismo europeo di protezione civile aiuti per la fornitura ulteriore di mascherine, di cui rischia di non avere grande disponibilità. In merito all’approvvigionamento di mascherine, Speranza ribadisce la necessità di essere solidali tra paesi dell’UE e di non “farsi la guerra l’uno contro l’altro”.
A quanto pare, fino ad ora, gli altri Stati membri dell’UE non hanno accolto la richiesta dell’Italia di contribuire, attraverso il meccanismo europeo, al rifornimento di quei materiali. Anche su questo il ministro ha sottolineato che servirebbe “un livello unico di gestione degli acquisti, provando insieme a capire in quale parte d’Europa c’è più bisogno”. “Senza un coordinamento è chiaro che ogni paese fa per sé ed è più debole – aggiunge – invece se gestiamo insieme questa vicenda saremo tutti più forti”.
L’appello a rafforzare la solidarietà e a un impiego razionale di questi dispositivi è rinnovato anche dalla Commissione europea, che ha avviato oggi una “procedura di appalto congiunta” per l’acquisto di questi dispositivi a cui partecipano per il momento 20 stati membri. La procedura è in corso, annuncia il commissario per la gestione della crisi Janez Lenarčič, e le prime offerte dovrebbero essere ricevute già all’inizio della settimana prossima. “La Commissione, assicura, fa il massimo per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti di questi dispositivi”.
Un maggiore coordinamento a livello europeo, ricorda Speranza, è fondamentale anche per raggiungere alcuni obiettivi “come il tempestivo funzionamento del meccanismo di protezione civile europeo e del comitato di sicurezza sanitaria, l’acquisto centralizzato di apparecchiature e materiali e una loro rapida distribuzione a partire da aree con più esigenze, un più efficace e tempestivo scambio di informazioni”, dice intervenendo al vertice. Agli omologhi europei richiama l’importanza di affrontare l’emergenza sanitaria a livello globale. E aggiunge: “sono convinto che ci sia bisogno della massima solidarietà e della massima collaborazione tra tutti gli Stati membri perché è un grande problema e riguarda tutti”.
La risposta della Commissione europea: nuovi fondi per la ricerca
Della stessa convinzione anche l’esecutivo comunitario. Dalla commissaria per la salute, Stella Kyriakides, arriva il monito a proseguire la cooperazione e la condivisione delle informazioni in modo aperto e trasparente. “Saremo tutti protetti in maniera migliore se lavoreremo insieme, ci renderà più forti” sottolinea, mettendo in evidenza che dimostrare mancanza di solidarietà in queste circostanze di emergenza potrebbe portare ad avere meno solidarietà anche su altre questioni. Il messaggio della Commissione europea è chiaro: non è il momento di entrare nel panico, ma di assumere decisioni coerenti e preparate per i prossimi scenari, sapendo giocare di anticipo.
L’esecutivo europeo ha stanziato inoltre ulteriori 37,5 milioni di euro per la ricerca per il Coronavirus, che si vanno ad aggiungere ai primi 10 milioni messi a disposizione a gennaio. Ad annunciarlo nel corso del Consiglio è il commissario per la gestione della crisi Janez Lenarčič. I fondi, per un totale di oltre 47 milioni di euro, serviranno a finanziare oltre 17 progetti che coinvolgono 136 team di ricerca in tutta l’UE. Intanto, riguardo allo sviluppo di un possibile vaccino per contrastare la malattia, i primi studi clinici non cominceranno prima di aprile, fa sapere Noel Wathion, vicedirettore dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema), intervenendo al vertice.
Lo stesso invito alla solidarietà e alla collaborazione tra Stati membri è ribadito dal commissario responsabile per il mercato interno, Thierry Breton, che nelle ultime settimane sta monitorando “l’evoluzione di offerta e domanda dei dispositivi di protezione” in UE (mascherine con filtro, ma anche esami, tute protettive, camici chirurgici). L’epidemia di Coronavirus, dice, “rischia di mettere a dura prova le catene di approvvigionamento”. E fa sapere che l’UE è al lavoro per far sì che questi dispositivi di protezione arrivino alle persone che ne hanno più bisogno: “il principio di solidarietà è fondamentale”.
I numeri del contagio
L’ultimo Consiglio EPSCO si è svolto appena tre settimane fa. Ma da quel momento i casi di contagi in Europa e nel mondo sono aumentati drasticamente. In questo momento i casi fuori dalla Cina – il primo focolaio di diffusione della epidemia si registra a dicembre 2019 nella città cinese di Wuhan – ha superato quelli in Cina, confermano dall’OMS: Nord Italia, Iran e Corea del sud sono le aree più interessate. Secondo i dati dell’Ecdc, Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, aggiornati a questa mattina, siamo di fronte a 98 mila casi in tutto il mondo, con 3.500 morti.
In Italia al momento, secondo le stime fornite da Speranza, ci sono più di 3 mila casi di contagi, per la maggior parte riconducibili al Nord Italia con qualche caso sparso ma legato in qualche modo al focolaio originale. Anche sui dati “abbiamo scelto la strada della trasparenza e continueremo su questa strada”, ribadisce.