Bruxelles – Decisi ad andare fino in fondo. Almeno nelle intenzioni la Commissione europea intende aprire una nuova stagione di politiche di tassazione che però potrebbe innescare reazioni a catena con l’intera comunità internazionale e buona parte della sfera economica. Già, perché in nome del Green Deal e della sostenibilità alla base dell’agenda politica di questo esecutivo comunitario, si intende colpire tutti i giganti del web e le industrie più inquinanti.
“Alcuni dei carburanti più inquinanti sono i meno tassati. Ecco perché una delle mie massime priorità è quella di rivedere la direttiva sulla tassazione dell’energia di allinearla alle nostre ambizioni climatiche”, dice il commissario per l’Economia e il fisco, Paolo Gentiloni, in occasione della colazione di lavoro organizzata dallo European Policy Center (EPC). “Dobbiamo rimuovere i sussidi impliciti per i combustibili fossili, insieme alle esenzioni fiscali per le industrie aeronautiche e marittime – che sono completamente fuori sincrono con la nostra agenda verde”.
Quello proposto non è un cambiamento da poco, ammesso che avvenga davvero. Perché tra le parole e i fatti c’è sempre la realtà, fatta di compagnie petrolifere nazionali e comparti industriali, primo fra tutti quello dell’auto, meno pronti ad accettare la sfida di altri soggetti o settori.
Nella sola Unione europea Paesi quali Francia (Total, Perenco, Dynef), Italia (ENI), Paesi Bassi (Roya-Dutch Shell) e Spagna (Repsol) hanno forti interessi nel non sacrificare le proprie compagnie energetiche sull’altare della transizione sostenibile. Mentre Paesi quali Germania (Audi, BMW, Mercedes, OPEL, Porsche, Volkswagen), Italia (FCA, Ferrari), Francia (Citroen, Peugeot, Renault) non possono non tenere conto della propria industria delle quattro ruote prima di avallare determinate scelte.
Senza contare gli operatori extra-europei attivi nel mercato unico. Esso (Stati Uniti), Lukoil, (Russia), Petronas (Malesia), Statoil (Norvegia) sono solo alcuni dei marchi di carburanti che gli europei acquistano per poter circolare su strade e autostrade dell’UE. Come reagiranno queste compagnie e i governi dietro di loro? Si rischia un effetto domino, ma la Commissione va avanti. “Daremo un prezzo del carbonio alle importazioni, per impedire ai processi inquinanti di spostarsi altrove e impedire che i prodotti inquinanti allaghino il nostro mercato”, dice Gentiloni. E’ questo il meccanismo di tassa sul carbonio, su cui si ragiona per evitare guerre commerciali. “I lavori sono in corso, ci torneremo il prossimo anno”.
Ma non ci sono solo i ‘cattivi’ del settore dell’energia. La transizione energetica è una delle nuove sfide del momento, assieme alla digitalizzazione. Anche qui Gentiloni annuncia che la scure europea si abbatterà senza tentennamenti. “Dobbiamo assicurarci che i giganti digitali, che beneficiano enormemente del nostro mercato unico, pagano qui la loro giusta quota di tasse”. E su questo punto, dice alla platea dell’EPC, “vorrei essere molto chiaro: se il consenso globale non può essere raggiunto, l’UE sarà costretta ad agire da sola”. E’ un avvertimento a Apple, Google, Facebook e affini, tutti soggetti statunitensi.
Gentiloni ha avuto il compito, non semplice a dire il vero, di lavorare all’aspetto fiscale del Green Deal europeo. Le intenzioni della Commissione von der Leyen rischiano di scontrarsi con l’amministrazione Trump, decisa a rispondere ad ogni iniziativa fiscale europea. Se l’Europa è davvero decisa a procedere lungo questo percorso, la possibilità di ritorsioni e guerre commerciali non può essere esclusa. Gentiloni è pronto. “Se necessario, proporrò una strategia in materia di tassazione delle imprese molto rapidamente”. Ne va della credibilità dell’Europa. “Sono fiducioso che con un programma del genere, la fiscalità può dare un forte contributo al successo dell’Europa per un futuro più equo e più verde”.
Gentiloni è forte del sostegno di cui la Commissione può godere in Parlamento europeo. “La tassazione equa è un fattore qualificante per questo Parlamento, e sono sicuro che questa pressione aiuterà”, dice. Di fatto invita ad una coalizione Commissione-Parlamento contro il Consiglio, da sempre contrario ad ogni ipotesi di tasse europee. La prima grande sfida da superare sarà quella delle resistenze dei governi nazionali.