Bruxelles – Accoglienza piuttosto fredda da parte del mondo politico e delle ONG ambientaliste per la proposta di legge Europea sul clima, presentata oggi dalla Commissione. Il documento legislativo, che prevede il raggiungimento delle emissioni zero di gas ad effetto serra entro il 2050, ma rimandando la definizione del nuovo target “intermedio” del 2030 a settembre non ha convinto pienamente gran parte delle organizzazioni che si occupano di difesa dell’ambiente, ma neanche il mondo politico e imprenditoriale.
La climate law dell’UE rinvia infatti a settembre l’ulteriore riduzione delle emissioni per il 2030, ritenuto invece urgente dall’Alleanza europea per il risparmio energetico. Si è dichiarata “delusa” da questo rinvio Monica Frassoni, Presidente dell’EU-ASE, e “rammaricata” dal fatto che la Commissione “non abbia già incluso un obiettivo intermedio di almeno il 55% di riduzione delle emissioni entro il 2030”, pur accogliendo con favore l’obbiettivo della neutralità climatica entro il 2050.
Molto più duro il giudizio sulla legge climatica da parte di Greepeace che con Sebastian Mang, consigliere per la politica climatica dell’UE di Greenpeace, ha dichiarato: “Senza piani per un obiettivo 2030 basato sulla scienza, né misure per porre fine ai sussidi per i combustibili fossili, ci stiamo preparando al fallimento”.
Sulla stessa linea di pensiero anche il Gruppo Parlamentare dei Verdi, che definisce la proposta di legge “non sufficientemente ambiziosa” e condanna la decisione di rimandare a settembre la rivalutazione degli obiettivi di riduzione delle emissioni.
Per il MoVimento 5 Stelle Europa la Legge Europea sul Clima è sicuramente un passo in
avanti ma purtroppo non decisivo. “Siamo delusi dalle possibili esenzioni per alcuni Paesi -afferma Eleonora Evi -, come la Polonia, a cui verrà data la possibilità di rispettare le norme anche dopo il 2050″. I pentastellati hanno definito inoltre la Commissione “tiepida nella sfida della decarbonizzazione e al pericolo rappresentato dal riscaldamento globale”, in seguito alla sua decisione di non superare la soglia di riduzione del 40% delle emissioni entro il 2030.
Non si sbilancia troppo BusinnessEurope, la Confederazione europea delle imprese, che sottolinea come le imprese europee abbiano “già contribuito in modo significativo a ridurre le emissioni di gas a effetto serra e si impegnano ad accelerare questa transizione”.
Accolta con favore la proposta della neutralità climatica entro il 2050 dalla Coalition for Energy Savings, ONG che raccoglie stakeholders con interessi nell’efficienza energetica. “Raggiungere la neutralità climatica richiede più della metà della domanda di energia di oggi” evidenzia però il segretario generale della Coalizione Stefan Scheuer, che continua, “ma finora, la maggior parte degli Stati membri sta mettendo a rischio le proprie politiche di efficienza energetica. Di conseguenza, la domanda di energia non diminuisce e gli obiettivi dell’UE per il 2030 verrebbero persi”.
La Legge Europea sul Clima “è un’occasione storica per l’Europa” secondo l’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici, anche se, sottolinea il Coordinatore della commissione per l’ambiente S&D Jytte Guteland, “per essere in linea con l’accordo di Parigi, l’UE deve impegnarsi a ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 e questo obiettivo deve essere sancito dalla legge sul clima”.
D’accordo con questa visione anche Renew Europe, che insiste inoltre “su un solido sistema di governance per mantenere l’UE e gli Stati membri sulla buona strada verso l’obiettivo comune”.
Si congratula invece con la Commissione europea UNIFE, associazione delle società europee di fornitura ferroviaria, affermando che, “con il sostegno delle istituzioni europee, continuerà a innovare su prodotti sostenibili che hanno contribuito a rendere le ferrovie europee l’unica opzione di trasporto per ridurre costantemente le emissioni”.