Bruxelles – Nessuna ambizione a diventare leader globale nella lotta ai cambiamenti climatici. La legge sul clima dell’UE presentata oggi dalla Commissione, non è altro che una dichiarazione di resa da parte di Bruxelles. “Significa arrendersi di fronte agli accordi di Parigi, alle promesse e a tutto quello che è possibile fare per garantire un futuro migliore e più sicuro alle prossime generazioni”.
Per l’attivista svedese per l’ambiente Greta Thunberg, il terzo pilastro del Green Deal presentato oggi al Berlaymont è un fallimento su tutta la linea. Invitata a Bruxelles, nel suo intervento di fronte alla commissione Ambiente dell’Europarlamento fa cenno all’ambizione annunciata dall’UE di diventare capofila nella sfida ai cambiamenti climatici. Nel testo invece nessun cenno a quella ambizione. “Quando la vostra casa brucia, accusa, non aspettate qualche anno per spegnere l’incendio. Eppure è questo quello che ci propone oggi la Commissione europea”. Nel momento in cui l’Ue presenta questa legge sul clima, con l’obiettivo primario di raggiungere la quota di emissioni nette zero al 2050, “voi indirettamente ammettete la resa”. Il taglio delle emissioni di carbonio deve cominciare da subito, avverte l’attivista, non c’è più tempo da perdere.
“Non abbiamo bisogno solo di singoli obiettivi al 2030 o al 2050” ma l’UE deve darsi un obiettivo per ogni singolo anno a venire. Fissare target e obiettivi a lungo termine e lontani nel tempo non servirà a nulla, perché in breve esauriremo il bilancio di Co2 a nostra disposizione prima di raggiungere gli obiettivi al 2030″. Il testo della Commissione si basa, invece, su un bilancio di Co2 insufficiente che “ci dà ben meno di una possibilità del 50 per cento di ridurre l’innalzamento della temperatura globale e rimanere sotto la media di 1,5 gradi”.
La diciassettenne attivista è categorica anche sul fatto che l’approccio ai cambiamenti climatici debba fondarsi su dati e basi scientifici, senza le quali sarà difficile mettere in piedi una politica ambientale all’altezza delle sfide. La verità – accusa la svedese – è che all’Europa manca la consapevolezza necessaria e una leadership forte per fronteggiarla: “siamo nel pieno di una crisi che però ancora non è percepita come tale”.
Non risparmia neanche la decisione della Commissione e del Parlamento di continuare a investire nei combustibili fossili, soprattutto attraverso i cosiddetti progetti di interesse comune (Pic). Come si può pensare di essere leader nella lotta ai cambiamenti climatici, si domanda, continuando a investire in progetti legati alle fossili?
Quella che Thunberg racconta alla commissione ambiente dell’Europarlamento è una “verità scomoda, bisogna cambiare il nostro comportamento e la nostra società“. Più a lungo l’Europa continuerà a rimandare, più sarà difficile perseguire l’obiettivo. Poi si rivolge direttamente agli europarlamentari: “L’Unione europea deve essere capofila, avete l’obbligo morale di farlo e avete anche un’opportunità per diventare un vero leader climatico”. Qualunque altra alternativa è una resa. “Questo testo è una resa, e noi non vi consentiremo di arrendervi” chiosa.
La Commissione si difende
Il collegio dei commissari, che pure ha invitato la giovane attivista svedese a prendere parte alla riunione, non si scompone. “Non è d’accordo con la nostra proposta? Va bene, ne prendiamo atto”, il commento del vicepresidente esecutivo per il Green Deal, Frans Timmermans. “E’ più ambiziosa, a quanto pare, ma lavoriamo tutti per lo stesso obiettivo”, e in collegio si è convinti di riuscire a garantire la sostenibilità e gli obiettivi di neutralità climatica prefissati.
Timmermans spiega che Greta Thunberg basa le sue considerazioni sul ‘carbon budget’, vale a dire l’indice di quantità di CO2 che si può ancora emettere in atmosfera prima di sforare la soglia dei 2 gradi centigradi di aumento della temperatura globale, considerato il punto di non ritorno per gli equilibri del pianeta. Secondo questo assunto, andrebbe fatto di più e ora, perché secondo alcuni esperti e Organizzazioni non governative mancherebbero solo 1.240 miliardi di tonnellate di CO2 al punto di non ritorno.
“Noi abbiamo un altro un approccio, ed è quello che ho cercato di spiegare a Greta”, dice Timmermans. Si punta molto sulle soluzioni industriali avanzate. “Noi siamo molti più ottimisti di lei sulle nuove tecnologie emergenti”. Inoltre le iniziative in campo economico, come la tassa alal frontiera, cercano di scoraggiare il resto del mondo a pratiche poco sostenibili. “Non si tratta di salvare il pianeta, perché il pianeta si prende cura da sé, si tratta di salvare l’umanità”. Parole che però suonano vuote e ipocrite alle orecchie di Greta.