Bruxelles – Charles Michel, David Sassoli e Ursula von der Leyen, i presidenti delle tre massime istituzioni europee (Consiglio, Parlamento, Commissione) saranno domani al confine terrestre tra Grecia e Turchia, Evros, insieme al primo ministro greco, Kyriakos Mitsotakis, per valutare come affrontare a livello europeo la nuova ondata migratoria riversatasi tra Turchia e Grecia nel weekend.
È di ieri, infatti, la decisione del governo di Atene di aumentare al massimo il livello di deterrenza ai confini della Grecia e di non accettare più nuove domande di asilo per un mese, dopo che negli ultimi giorni migliaia di migranti si sono radunati nei pressi delle frontiere tra la Turchia e la Grecia, per cercare di attraversalo e arrivare in Europa. Il tutto si è reso necessario dopo l’annuncio di venerdì del presidente turco Recep Tayyip Erdogan dell’intenzione di aprire le frontiere e permettere il transito dei migranti verso i paesi dell’Ue a seguito dell’intensificarsi del conflitto nella regione siriana di Idlib.
Secondo le stime delle Nazioni Unite si tratterebbe di almeno 15 mila persone riversatesi al confine terrestre tra i due paesi, mentre il governo di Atene parla di almeno 10 mila persone in procinto di attraversare illegalmente la frontiera, che sono state bloccate dalle forze di polizia sabato.
Disinformation campaign by Turkish authorities continues. The reality: 10,000 people were prevented from entering Greek territory (all along Evros) from yesterday morning to this morning. 73 -unrelated to #Idlib– persons illegally crossed, were arrested & accordingly prosecuted https://t.co/bqN2V6CLDM
— Υπουργείο Εξωτερικών (@GreeceMFA) March 1, 2020
Von der Leyen: “La risposta di Erdogan non può essere una soluzione”
“Riconosciamo che la Turchia si trova in una situazione difficile riguardo ai profughi e migranti, ma quanto vediamo non può essere una risposta o una soluzione”, commenta la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, annunciando l’intenzione di intavolare una discussione con Ankara, ma ricordando l’esistenza di un accordo in essere per non far entrare i migranti in UE, “che riteniamo sia la giusta base per iniziare il dialogo”. La presidente dell’Esecutivo ribadisce che la priorità delle istituzioni europee è sostenere la Grecia e anche la Bulgaria, l’altro paese dell’Unione che confina con la Turchia, nell’affrontare la pressione migratoria. Nei prossimi giorni, annuncia, il commissario responsabile per la gestione della crisi Janez Lenarcic sarà alla frontiera turca, a Gaziantep, per valutare la situazione.
Il premier greco: “Straordinaria dimostrazione di sostegno da parte dell’UE”
Intanto, la presenza domani al confine greco-turco delle tre massime istituzioni europee rappresenta per il premier greco un importante “dichiarazione del sostegno da parte di tutte e tre le istituzioni in un momento in cui la Grecia difende con successo i confini dell’UE”. L’idea, riconosce anche von der Leyen, è quella di far capire alla Grecia che si tratta di una sfida a livello europeo per la quale bisognerà agire insieme per proteggere le frontiere ed evitare una crisi umanitaria e migratoria.
In un tweet il primo ministro greco ha invocato l’applicazione dell’articolo 78.3 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea secondo cui: “Qualora uno o più Stati membri debbano affrontare una situazione di emergenza caratterizzata da un afflusso improvviso di cittadini di paesi terzi, il Consiglio, su proposta della Commissione, può adottare misure temporanee a beneficio dello Stato membro o degli Stati membri interessati. Esso delibera previa consultazione del Parlamento europeo”.
In serata, interpellato sul se il viaggio in Grecia sia un sostegno politico alle scelte del governo di Atene in questa crisi, Sassoli si è limitato a dire che andrà con i due colleghi a fare “un sopralluogo, a capire la situazione”.
Settimana prossima Consiglio degli Esteri straordinario
Intanto l’alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’UE, Josep Borrell, ha fatto sapere in una nota di voler convocare per la prossima settimana, su richiesta della Grecia, una riunione straordinaria del Consiglio dei ministri degli Esteri Ue per discutere dell’escalation in corso tra Grecia e Turchia e in Siria. La riunione straordinaria sarà l’occasione, secondo Borrell, “per focalizzarci sugli ultimi sviluppi e continuare a lavorare congiuntamente su tutti i fronti. Dobbiamo assicurare che la nostra azione comune abbia il più alto impatto possibile per affrontare adeguatamente la crisi e contribuire alla ricerca di una soluzione politica”.
Interviene Frontex
Il direttore esecutivo di Frontex Fabrice Leggeri ha concordato oggi di avviare un “intervento rapido di frontiera” per assistere la Grecia alle sue frontiere esterne. Il governo greco ha chiesto ufficialmente ieri sera a Frontex, che ha già potenziato il suo contingente nell’area, di avviare un intervento alle sue frontiere marittime nel Mar Egeo.
Gli interventi rapidi sono progettati per fornire assistenza immediata a uno Stato membro dell’UE che è sottoposto a pressioni urgenti ed eccezionali alle sue frontiere esterne, in particolare in relazione a un gran numero di cittadini di paesi terzi che cercano di entrare illegalmente nel suo territorio.
“Data la rapida evoluzione della situazione alle frontiere esterne greche con la Turchia, la mia decisione è di avviare l’intervento richiesto. Fa parte del mandato di Frontex di assistere uno Stato membro di fronte a una situazione eccezionale, richiedendo un sostegno urgente con funzionari e attrezzature di tutti gli Stati membri dell’UE e dei paesi associati Schengen “, ha dichiarato Leggeri.
L’UNHCR: Evitare misure che possano aumentare la sofferenza delle persone vulnerabili, non sospendere il diritto d’asilo
L’UNHCR, l’agenzia ONU per i rifugiati, sta monitorando gli sviluppi in Turchia e in Grecia e sta offrendo il suo sostegno. Come in tutte queste situazioni, afferma in una nota, “è importante che le autorità si astengano da qualsiasi misura che possa aumentare la sofferenza delle persone vulnerabili”.
L’agenzia sottolinea che “tutti gli Stati hanno il diritto di controllare i propri confini e gestire i movimenti irregolari, ma allo stesso tempo dovrebbero astenersi dall’uso di forze eccessive o sproporzionate e organizzare sistemi per gestire le richieste di asilo in modo ordinato. Non si può sospendere un diritto internazionalmente riconosciuto”.
La Grecia e altri Stati alle frontiere esterne dell’UE “non dovrebbero essere lasciati soli. Sono necessarie risorse, capacità e solidarietà europee continue per dare impulso alla risposta della Grecia”, aggiunge l’UNHCR, sottolineando anche che “allo stesso tempo, il sostegno internazionale alla Turchia, che ospita già milioni di rifugiati, così come altri paesi vicini alla Siria, deve essere sostenuto e intensificato”.
Le posizioni nel Parlamento europeo
Il gruppo PPE condanna fermamente “il cinico ricatto che il presidente turco Erdogan sta giocando con la vita delle persone”. Il presidente dei deputati popolari Manfred Weber afferma che il gruppo “sostiene fortemente i governi greco e bulgaro nei loro sforzi per mantenere l’ordine ai confini con la Turchia. Naturalmente siamo pronti ad aiutare le vittime dei combattimenti a Idlib, ma non possiamo accettare valichi di frontiera illegali in Europa. Stiamo sostenendo la Turchia per far fronte alle conseguenze del conflitto siriano e l’UE dovrebbe essere pronta a fare di più, ma l’annuncio del presidente turco che il confine con l’Europa è ora aperto è irresponsabile e pericoloso”.
In un’interrogazione urgente alla Commissione gli europarlamentari del PD affermano che “è urgente che l’UE intervenga per garantire il rispetto dei diritti umani e la normale gestione delle procedure di asilo”. E dunque chiedono all’esecutivo UE “quali misure urgenti intende porre in atto per far fronte alla situazione di emergenza nelle isole della Grecia nel pieno rispetto dei diritti umani; quali misure intende proporre per sostenere gli sforzi che sta compiendo la Grecia; quali misure intende avanzare per por fine alle violenze, che hanno già provocato vittime, contro i profughi e le organizzazioni che li assistono e quali proposte intende avanzare per rivedere i rapporti con il governo turco“.
Per la sinistra della GUE “i leader europei e il governo greco devono immediatamente arrestare tutte le violenze e devono rispettare tutte le leggi nazionali, dell’UE e internazionali nel fornire accesso legale ai nuovi arrivati”. Secondo i parlamtari della sinistra “la situazione è critica e richiede una risposta urgente da parte dell’UE, fondata sulla parità di condivisione di tutte le responsabilità tra tutti gli Stati membri dell’UE e in linea con la Convenzione di Ginevra e il diritto internazionale dei diritti umani“.
“La crisi dei migranti siriani non è un fulmine a ciel sereno. Il Movimento 5 Stelle aveva da tempo denunciato l’inaffidabilità di Erdogan, che usa persone in fuga da guerre come strumento di pressione politica, dopo aver contribuito a causarne l’esodo con azioni di guerra
commesse al confine siriano”, dice Laura Ferrara del Movimento 5 Stelle.
“Eppure – continua la parlamentare -, l’Europa ha firmato un assegno di sei miliardi alle autorità turche che adesso, alla luce degli ultimi fatti, suona come una beffa, pagata tra l’altro dai contribuenti europei. Dall’Europa ci aspettiamo una risposta forte e solidale che non
ripeta gli errori del passato, legittimando i ricatti di Erdogan. Valutiamo positivamente la missione dei Presidenti di Commissione, Parlamento e Consiglio europeo, che domani saranno in Grecia per verificare di persona la situazione alla frontiera con la Turchia”.
“Con una decisione scellerata, probabilmente dettata da interessi economici, la Turchia ha aperto all’invasione dei migranti, che ora si accalcano a ridosso della Grecia e della Bulgaria. L’Unione Europa intervenga al più presto per sostenere questi popoli nella difesa dei loro confini nazionali”. Afferma l’eurodeputata della Lega Anna Bonfrisco (Identità e Democrazia). “Avevamo già messo in guardia l’Ue – aggiunge Bonfrisco – sulla inaffidabilità di una Turchia pronta prima a incassare finanziamenti e poi a ricattare per averne altri, agitando l’arma dell’invasione dei profughi. Ora Erdogan è passato dalle parole ai fatti. Dobbiamo evitare il rischio che questa situazione possa trasformarsi in una drammatica catastrofe umanitaria”.