Bruxelles – La Commissione europea segue le disposizioni di sicurezza adottate in Italia, il Parlamento UE si spinge oltre ed estende la “zona rossa” dichiarata dalle autorità nazionali. Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto. Ai funzionari del Parlamento europeo che negli ultimi 14 giorni hanno viaggiato in una di queste regioni del Nord Italia, interessate dalla diffusione del Coronavirus, l’Eurocamera chiede di rimanere in isolamento e di non presentarsi al PE (neanche al servizio medico) anche se si sta bene e non si hanno avuto contatti diretti con persone infette (o sospette tali) dal virus.
Le stesse regole valgono per gli alunni delle Scuole europee.
Il Consiglio europeo per il momento si limita a distribuire nei suoi uffici e nei corridoi bottigliette di gel disinfettante per le mani. Lavarsi bene le mani è una delle precauzioni principali per limitare i rischi di contagio.
Il Parlamento europeo ha inviato ieri sera una circolare interna funzionari dell’Eurocamera nella quale sono contenute una serie di misure da osservare per coloro che nelle ultime due settimane si sono recati nelle aree interessate dall’epidemia. Ovviamente non sono solo le quattro regioni del Nord Italia ad essere prese in considerazione, ma anche Cina (Cina continentale, Hong Kong e Macao), Singapore e Corea del Sud.
Tra le misure precauzionali menzionate c’è la richiesta di continuare a monitorare le proprie condizioni di salute e misurare la temperatura due volte al giorno per 14 giorni. Per garantire la possibilità di rimanere in isolamento in casa, è possibile fare la richiesta “per il telelavoro”. Solo se dopo 14 giorni non emergono sintomi allora è possibile tornare al lavoro, dopo aver ricevuto il via libera da parte del medico di famiglia.
Le osservazioni contenute nel provvedimento, si legge nella circolare, sono state messe in campo “in attesa di un aggiornamento da parte del Centro europeo per la prevenzione e controllo delle malattie”, ovvero l’agenzia europea che si occupa di rafforzare le difese dei paesi membri dell’Unione nei confronti delle malattie infettive.
Per quanto riguarda i deputati, la questione è evidentemente più complessa, perché si tocca il fondamentale tema democratico della libertà di svolgere il proprio mandato rappresentativo. La questione ora è all’esame dei deputati questori che, a quanto si apprende si prenderanno tutto il tempo necessario ad una decisione. “È giusto che valutazioni di questo tipo le debba fare la presidenza del Parlamento” insieme ai questori, commenta Brando Benifei, capo delegazione del Partito democratico al Parlamento Ue, interpellato da Eunews sulla questione. E aggiunge che “al di là delle regole restrittive” consigliate dalle istituzioni europee nelle ultime ore “in generale credo sia utile che tutti applichino un po’ di buon senso”.
Anche per Sergio Berlato, eurodeputato di Fratelli d’Italia, tra gli ultimi ad essere entrato nel consesso di Strasburgo dopo la Brexit, “fanno bene le istituzioni ad avere un atteggiamento di grande precauzione ma addirittura “consigliare di bloccare lo spostamento dei funzionari e forse dei parlamentari potrebbe essere un misura eccessiva”. “Gli esperti in materia, sostiene, dicono che il Coronavirus è una forma virale neanche tra le più pericolose attualmente in circolazione. Ci sono forme influenzali molto più aggressive”, anche se il Coronavirus, nello specifico, rischia di mettere a repentaglio la salute e la vita di soggetti che hanno particolari problematiche pregresse. Fermo restando la necessità di adottare tutte le precauzioni necessarie possibili, aggiunge l’eurodeputato, “bisogna evitare di trasformare una comprensibile azione di prevenzione in una psicosi che può ingenerare dei danni indescrivibili”. Anche da un punto di vista economico. Per questo, chiosa, “ora è importante non eccedere nelle misure di prevenzione, ma fare i controlli” necessari evitando “le esagerazioni”.
Cambiano le linee guida anche della Commissione europea, ai cui funzionari che hanno soggiornato nei comuni o nei pressi dei comuni di Lombardia e Veneto messi in quarantena dalle autorità italiane (Casalpusterlengo, Codogno, Castiglione d’Adda, Fombio, Maleo, Somaglia, Bertonico, Terranova, Castelgerundo, San Fiorano e Vò) è stato chiesto di rimanere a casa e lavorare da casa “fino a nuovo ordine”, ha fatto sapere il portavoce dell’esecutivo comunitario responsabile per la Gestione delle crisi, Balazs Iravju.
Fino a ieri erano tenuti in quarantena i funzionari della Commissione che avevano soggiornato in Cina, Hong Kong e Macao. Ora l’aggiornamento, e non potrebbe essere l’ultimo. “Le nostre linee guida cambieranno se cambierà la situazione in Italia, visto che la situazione può mutare”, sottolinea la vicecapo del servizio dei portavoce, Dana Spinant.
Nel frattempo il commissario europeo per la Salute, Stella Kyriakides, è in Italia per incontri volti a trovare le misure di gestione e contenimento dei contagi. Oggi è attesa la riunione con i vertici dell’ufficio europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e del Centro europeo per il controllo e le prevenzione delle malattie. Domani (26 febbraio) previsto l’incontro con il ministro della Salute, Roberto Speranza, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e i ministri della Salute dei Paesi confinanti con l’Italia.
Intanto in molte farmacie di Bruxelles, compresa la parafarmacia davanti alla Commissione, sono terminate le mascherine e scarseggiano i disinfettanti per le mani.