Bruxelles – Si comincia. Lunedì 2 marzo è cerchiato sui calendari di Commissione europea e governo britannico per l’appuntamento della nuova fase negoziale, quella per la definizione di nuove relazioni dopo l’uscita di Londra dall’UE. E’ il negoziatore capo dell’Unione europea per la Brexit, Michel Barnier, ad annunciare l’avvio del primo round negoziale, dopo che i ministri degli Affari europei hanno concesso il mandato a intavolare trattative.
“Inizieremo lunedì, per finire giovedì. Il secondo round di negoziati si terrà a Londra”. E’ l’inizio di un processo che si annuncia “complesso”, perché le questione da regolare sono tante e il tempo “troppo poco”. Ma Barnier non ha paura. “Siamo pronti”, e per arrivare ad una conclusione positiva, dice, “siamo disposti ad aprire più tavoli negoziali allo stesso tempo”. Si renderà davvero necessario, perché “in dieci mesi non si può trovare un accordo su tutto, dobbiamo tracciare un solco”.
E’ il primo delle sue uscite contro il Regno Unito. Barnier sembra quasi mettere le mani avanti, e preparare tutti al fallimento negoziale. Mette in chiaro che sì, l’UE è pronta a negoziare, ed è anche pronta a “offrire un accordo commerciale ambizioso” alla controparte, ma “non chiudere l’accordo ad ogni costo”. L’Unione europea è pronta a far saltare il tavolo se non c’è reciprocità. “Siamo pronti a offrire un accordo commerciale ambizioso, ma il Regno Unito non può aspettarsi piena accesso di qualità al nostro mercato senza un concorrenza aperta e leale”.
Qui il negoziatore capo dell’UE richiama alla dichiarazione politica sull’accordo di ritiro, dove si fa riferimento proprio alla parità di condizioni, quel “level playing field” su cui non si transige. “E’ un documento che ci impegna, perché sottoscritto da entrambe le parti”, e dal premier britannico Boris Johnson “in persona”. Su questo Barnier insiste molto, e ancora una volta decide di mettere le cose in chiaro.
Nel corso della conferenza stampa di fine consiglio Affari generali ripete in più di un’occasione che “serve fiducia” per trovare un’intesa, sin dalle prime battute negoziali. Ripete il concetto e la parola “fiducia” ripetutamente. Evidentemente c’è la sensazione che il governo di Johnson non offra garanzie, e questo certamente non aiuta in un momento in cui si tratta di dover lavorare senza tentennamenti.
A proposito di tentennamenti, l’UE non ha dubbi che i tempi non aiutano. “Ci attendono negoziati complessi, esigenti, in un periodo di tempo limitato che, se non cambierà, sarà per scelta dei britannici. Lo dico perché si assumano la loro responsabilità”. E’ l’ultimo affondo di Barnier nei confronti di un partner per cui dice di avere “grande rispetto”, ma che è fonte di preoccupazioni per il team negoziale a dodici stelle.