Bruxelles – Cercano di non riconoscerlo, tentano in tutti i modi di non ammetterlo, ma il vertice straordinario dei capi di Stato e di governo sul prossimo bilancio pluriennale dell’UE (MFF 2021-2027) è stato un fallimento. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ripetono insieme che il summit trascinato per due giorni vanamente è stato “utile e necessario”, per permettere di discutere nel merito una questione sempre divisiva. Eppure il nulla di fatto è incontrovertibile.
Michel ha voluto questo vertice, ha costretto i leader a passare una notte insonne e continuare la maratona negoziale. Il massimo prodotto è stata una nuova proposta, oltretutto al ribasso. Troppo al ribasso. La presidenza finlandese aveva chiesto gli Stati di contribuire per l’1,07% del Reddito nazionale lordo (RNL), trovando le critiche di un po’ tutti. Sul tavolo a un certo punto è circolata una bozza dove l’indice era all’1,069%. Più che prevedibile che il banco sia saltato.
“Ci abbiamo provato, abbiamo lavorato duramente. Purtroppo abbiamo visto che raggiungere un accordo era impossibile. Abbiamo bisogno di più tempo”. Le parole di Michel, se non suonano come resa, sono l’accettazione della sconfitta. Non parla di fallimenti, ma come altro riassumere la dichiarazione del presidente del Consiglio europeo? Anche perché lascia la sala stampa senza offrire date, senza indicare quando un nuovo vertice dei leader potrà essere convocato. Lui, ribadisce di essere “convinto che ci siano tutti gli elementi sul tavolo: cifre, condizionalità e tutto il resto”, ma l’irremovibilità dei governi , qualcuno più di altri, non consente consensi. “La questione è politica”, riassume Michel. I governi non vogliono, detto in altri termini.
Nelle loro inflessibilità, anche quanti si dichiarano europeisti in ogni declinazione possibile, mandano il segnale di un’Europa in confusione, divisa, spaccata, incapace di decidere sulle cose davvero importanti. Perché il bilancio è importante, e von der Leyen lo viene a ricordare alla stampa di internazionale “Senza MFF non ci saranno risorse per Erasmus, non ci saranno risorse la mobilità…”. ‘Lady Commissione’ cerca di minimizzare l’accaduto, riconducendo tutto alle logiche dinamiche democratiche. “E’ successo che siamo in democrazia, che abbiamo 27 Stati membri democratici. In democrazia si discute, ci vuol tempo e dovremo lavorare duramente per poter fare passi avanti”. Però le cose non sembrano essere messe poi così bene se la tedesca si lascia scappare che si dovrà lavorare ancora “nelle prossime settimane, nei prossimi mesi”.
Esattamente quello che non voleva Michel. “Non c’è motivo per ritardare ancora”. E’ per questo che ha insistito tanto sulla necessità di convocare il vertice e prolungarlo. Ha forzato la mano. Come dice lui stesso, ha provato. E’ andata male. Molto male. “Il Parlamento europeo è deluso dall’incapacità del Consiglio europeo di trovare un accordo sul prossimo quadro finanziario pluriennale e sulle risorse proprie”, il commento del presidente dell’Eurocamera, David Sassoli. “L’Europa si trova ad affrontare sfide senza precedenti come il cambiamento climatico, la digitalizzazione e un nuovo ordine geopolitico… Ridurre le nostre ambizioni avrebbe solo un impatto negativo su anni di progresso e integrazione”.
Eppure il messaggio del fallito vertice è che l’UE fa fatica a scommettere sull’Europa, accapigliandosi su decimali e privilegi retaggio di un passato spazzato via dalla Brexit (i cosiddetti ‘rebate’, i rimborsi per la partecipazione al bilancio comune). Michel dice adesso “c’è maggiore chiarezza, si sono capite bene le posizioni di ciascuno”. Ed è proprio questo il punto: tutti hanno capito quanto diverse siano le visioni dell’Europa per gli Stati che ne fanno parte. “Questo dibattito sul bilancio diventa ogni volta più complicato”, si lascia scappare il presidente del Consiglio europeo, convinto comunque che “in futuro ci saranno più chances di progredire”. Quale futuro, non è chiaro. I leader lasciano Bruxelles senza darsi alcun appuntamento. Difficile, far passare l’idea che non sia un fallimento.