Bruxelles – Qualcuno li chiama “paesi amici della coesione”, mentre per il presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, è più corretto parlare dei “paesi più ambiziosi” in Europa. E’ il gruppo dei 17 stati che, dopo il fallimento dei negoziati sul prossimo bilancio pluriennale 2021-2027 di questa sera, ha conferito a Italia, Romania e Portogallo un mandato per elaborare nei prossimi mesi una controproposta che sia in linea con il disegno di un’Europa più ambiziosa.
Cambiamenti climatici, digitale, sfide per la crescita e l’occupazione, riduzione delle distanze tra aree avanzate e arretrate: oggi i capi di stato e di governo degli Stati membri hanno bocciato tutte le posizioni negoziali messe sul piatto dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Concordi sull’essere in disaccordo. Ma ad affossare i negoziati sul vertice dei 27, per Conte, sono stati soprattutto i paesi “frugali” (Austria, Svezia, Danimarca, Paesi Bassi) che hanno dimostrato troppa “rigidità” nelle loro posizioni (non andare oltre l’1.0 per cento del Reddito nazionale lordo) che “riteniamo ingiustificate” spiega il premier in uscita dal vertice straordinario.
Se quello a cui gli stati membri aspirano è un’UE “più digitale, più verde, che offra i sussidi necessari all’attività agricola e che riesca a colmare il divario tra aree avanzate e arretrate, allora dobbiamo allocare risorse finanziare conseguenti e correlate agli obiettivi che vogliamo perseguire”. È per questo, ribadisce Conte, che oggi i leader dei 27 non hanno raggiunto un accordo: “Non accettiamo un’Europa che dismetta questa ambizione di perseguire le politiche che ha preannunciato”.
L’Italia non è sola a perseguire questa ambizione: “è schierata al fianco alla stragrande maggioranza dei paesi per un’Europa più ambiziosa e conseguente rispetto agli obiettivi politici preannunciati”. Conte si pronuncia anche sui famosi “rebate” (“sconti” sui contributi al bilancio), uno dei punti di maggiore frizione tra i 27. “Sono nati quando il Regno Unito ancora faceva parte dell’Unione europea” ricorda Conte, nel 1984, e quindi ora sono anacronistici. Adesso Londra è fuori dall’Unione europea e secondo noi, dice citando una “stragrande maggioranza di paesi”, non si giustificano più.
C’è tanto ancora da fare per affermare questi principi con strumenti finanziari adeguati e trovare un accordo sulle risorse da destinare all’Unione europea per i prossimi sette anni. Un appuntamento tra i leader dei 27 per nuovi negoziati sul bilancio ancora non c’è. Ma il premier fa sapere che si inizierà a lavorare già nei prossimi giorni su questa controproposta, “in piena sintonia con il Parlamento europeo” che chiede un bilancio all’altezza delle aspettative degli europei.