Bruxelles – Su una cosa sono tutti d’accordo: non sarà un appuntamento facile. I capi di Stato e di governo dell’UE a Bruxelles per il vertice straordinario convocato per discutere solo di prossimo bilancio pluriennale comune (MFF 2021-2027), inizia come era lecito attendersi, con ognuno dei leader fermo sulle proprie posizioni. E così il gruppo dei cosiddetti ‘frugali’, i ricchi nordici che non vogliono contribuire di più, non arretrano di un centimetro.
Finlandia e Svezia sono divisi dai ‘rebate’, i rimborsi per il contributo nazionale al bilancio comunitario. Stoccolma ne beneficia, Helsinki vorrebbe porre fine a questo regime privilegiato. Ma sulle risorse, i leader dei due Paesi marciano compatti. “La proposta sul tavolo va nella direzione sbagliata”, dice la finlandese Sanna Marin, una socialista. “Riteniamo che l’ammontare complessivo sia troppo alto e che serva una importo più moderato”. Concetto ribadito da un altro socialdemocratico, lo svedese Stefan Lofven. “Non possiamo accettare aumenti eccessivi per il nostro contributo, il volume del bilancio deve rimanere entro l’1% di Reddito nazionale lordo”.
La dichiarazione di Lofven però si presta a interpretazioni possibiliste. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha chiesto sforzi agli Stati per l’1,074%. Dunque si può immaginare che si possa spostare l’asticella insù. Nessuno però si sbilancia. Tutti ormai danno per scontato che il vertice si protrarrà almeno fino alla giornata di venerdì. “Magari nel fine settimana”, dice l’estone Juri Ratas. Il Lussemburghese Xavier Bettel ci scherza su: “nelle prossime ore…”, dice forse per stemperare le tensioni.
L’UE rischia brutte figure, e lo sanno un po’ tutti. E a nome di un po’ tutti lo spiega il lituano Krjsianin Karins. “Ora che il Regno Unito ha lasciato l’Unione europea, dobbiamo inviare il segnale che l’UE è ancora viva e capace di funzionare”, e dunque adottare il proprio bilancio. Ma “non sarà facile”, il ritornello ripetuto dai vari leader. Dalla tedesca Angela Merkel al lituano Gitana Nauseda, passando per i leader di Italia e Francia, tutti sono consapevoli che le distanze sono ancora tutte da colmare.
Se i frugali (Austria, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia) non mollano, Italia e Francia non arretrano. “Vogliamo essere ambiziosi”, scandisce il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. “Siamo di fronte a grandi sfide e non possiamo dare piccole risposte”. Vuol dire che si vogliono “risorse adeguate”. E poi, “non ci piacciano i rebate”. Anche il presidente francese Emmanuel Macron si schiera contro i privilegi dei nordici, e poi chiede più risorse per l’agricoltura. “Per quanto mi riguarda non ci sarà compromesso che passi per una riduzione dell’Europa”, dice. E’ deciso ad andare a oltranza. “Io sono pronto”. E l’Europa?
Il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, vede “sviluppi nella giusta direzione”, che è contraria a quella di Portogallo, Grecia, Italia, Francia, Spagna, Lussemburgo e altri ancora. Le cose non cominciano bene. E servirà davvero più di qualche ora per trovare una quadra. Che aria tiri lo spiega, con ironia, il primo ministro olandese. “E’ più facile fare un governo in Belgio che mettersi d’accordo sul bilancio europeo”. Un chiaro riferimento alle vicende politiche belghe, di cui Charles Michel è stato primo ministro fino a pochi mesi fa. Il Belgio è da maggio che tenta di formare, senza successo, di formare un governo federale.