Bruxelles – I ministri delle finanze dell’UE hanno aggiornato oggi l’elenco delle giurisdizioni fiscali non cooperative. Quattro paesi o territori (le Isole Cayman, Palau, Panama e Seychelles) sono stati aggiunti all’elenco delle amministrazioni che non hanno soddisfatto gli standard richiesti entro i termini previsti.
Questi quattro si uniscono alle otto giurisdizioni (Samoa americane, Figi, Guam, Samoa, Oman, Trinidad e Tobago, Vanuatu e Isole Vergini americane) che erano già nella lista e continuano a non essere all’altezza degli standard. D’altra parte, oltre la metà dei paesi che sono stati inseriti nell’elenco del 2019 (Antigua e Barbuda, Armenia, Bahamas, Barbados, Belize, Bermuda, Isole Vergini britanniche, Capo Verde, Isole Cook, Curaçao, Isole Marshall, Montenegro, Nauru, Niue, Saint Kitts e Nevis, Vietnam) sono stati ora esclusi, poiché hanno rispettato tutti gli standard di buon governo fiscale.
“Il lavoro sulla lista delle giurisdizioni non cooperative a fini fiscali si basa su un processo approfondito di valutazione, monitoraggio e dialogo con circa 70 giurisdizioni di paesi terzi. Da quando abbiamo avviato questo esercizio, 49 paesi hanno attuato le riforme fiscali necessarie per conformarsi ai criteri dell’UE. È un successo innegabile e, al tempo stesso, un work in progress, un processo dinamico che vede un riesame costante dei nostri metodi e criteri”, ha dichiarato Zdravko Marić, vice primo ministro e ministro delle Finanze della Croazia.
A seguito dell’aggiornamento, Paolo Gentiloni, commissario per l’Economia, ha spiegato che “l’elenco sta contribuendo a migliorare significativamente la trasparenza fiscale a livello globale. Ad oggi, abbiamo esaminato i sistemi fiscali di 95 paesi e la maggior parte di essi ora soddisfa i nostri standard di buona governance”. Il commissario ha aggiunto che “questo processo ha portato all’eliminazione di oltre 120 regimi fiscali dannosi in tutto il mondo e decine di paesi hanno iniziato ad applicare gli standard di trasparenza fiscale. I nostri cittadini si aspettano che le persone fisiche e giuridiche più ricche paghino la loro parte equa dell’imposta e che qualsiasi giurisdizione che consenta loro di evitare tale obbligo dovrà sopportarne le conseguenze. Le decisioni odierne mostrano che l’UE è fermamente impegnata a trasformare questo processo in realtà”.