Bruxelles – Una missione navale europea che blocchi l’ingresso delle armi e controlli il rispetto dell’embargo in Libia ci sarà, anche se non si chiamerà più Sophia. I ministri degli esteri dei 27 hanno raggiunto oggi un accordo sul monitoraggio dell’embargo delle armi in Libia, disposto dalle Nazioni Unite in occasione di un Consiglio Esteri dedicato a come dare seguito alla conferenza internazionale di Berlino sulla Libia, in cui le potenze europee hanno cercato di mostrarsi unite sul conflitto che da anni lacera Tripoli.
Nonostante l’ottimismo dimostrato all’indomani del vertice di Berlino, “in Libia un cessate il fuoco di fatto non c’è ancora“, riferisce l’alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, entrando ai lavori del Consiglio. E annuncia di aver “ricevuto la lettera dal rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite in Libia, Ghassan Salamé” in cui riferisce che il cessate il fuoco “non c’è, l’embargo delle armi viene violato, e i combattimenti continuano”.
L’idea avanzata nelle scorse settimane dal capo della diplomazia Ue di rilanciare l’operazione navale Sophia, la missione navale nel Mediterraneo centrale, circoscrivendone l’azione al solo compito di sovrintendere l’embargo sulle armi e combattere la tratta di esseri umani, sembra naufragata a causa delle forti pressioni da parti di alcuni stati membri. In entrata ai lavori del Consiglio, Borrell ha riferito dell’esistenza di più di un paese contrario all’idea di far rivivere l’operazione Sophia, preoccupati “legittimamente” che un ripristino della missione militare depotenziata lo scorso anno potesse contribuire a realizzare l’effetto opposto, ovvero creare dei motivi in più per partire (i cosiddetti pull factors, ovvero un fattore di attrazione che spinga più migranti a partire perché l’operazione di sicurezza marittima è in grado di migliorare le condizioni di salvataggio) e aumentare il numero dei migranti in arrivo in Europa. Proprio su questo punto si sono scontrati maggiormente gli stati membri. Anche se, ha rassicurato Borrell, il mandato dell’operazione navale dell’UE dal 2016 al 2019 non ha prodotto questo genere di impatto sui flussi migratori.
Da qui l’idea di rilanciare una nuova missione europea che blocchi l’ingresso di armi per via aerea, via terra e via mare, con caratteristiche affini a quelle della precedente missione Sophia, ma con qualche aggiustamento. Trovato l’accordo, la nuova operazione sarà concretizzata nel prossimo Consiglio Esteri di marzo.
Da quel momento l’operazione Sophia non esisterà più, dice il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio, “ma esisterà una missione che blocca l’ingresso delle armi e che ha regole di ingaggio” molto più stringenti. Il titolare della Farnesina ricorda che ci sono diverse novità introdotte da questo nuovo accordo raggiunto oggi a Bruxelles. Intanto, le navi saranno disposte in mare solo nella zona orientale della costa della Libia “dove c’è il traffico di armi”. Inoltre, tutti gli stati hanno dato la “propria disponibilità a dare assetti aerei e assetti navali per riuscire a compiere la missione di bloccare l’ingresso delle armi”.
La novità forse più importante, dice Di Maio, riguarda però il fatto che se per caso queste navi dovessero rappresentare un stimolo a partire allora “la missione sarà bloccata”. Nelle sedi tecniche, rivela Di Maio, nei prossimi giorni saranno discusse anche le regole che riguardano l’eventuale intervento sui salvataggi in mare. “Questa missione non ha come mandato quello delle migrazioni ma è legata esclusivamente al traffico di armi” dice il ministro, per il quale la decisione assunta significa che “finalmente l’Europa ha ascoltato l’Italia”.
In conferenza stampa, Borrell conferma che la nuova missione europea non avrà lo stesso raggio di azione di Sophia “che controllava l’intera costa libica. Questa nuova operazione controllerà solo la parte orientale” da cui provengono i traffici di armi. I ministri hanno concordato inoltre su una serie di compiti “secondari” della nuova missione, che andranno meglio definiti nel corso dei prossimi vertici degli esteri: dalla lotta al crimine organizzato alla formazione delle guardie costiere. Il capo della diplomazia Ue ricorda che “l’operazione Sophia ha funzionato bene” e che rimarranno in vigore le regole di diritto internazionale per le quali “se una nave incontra persone, naufraghi in difficoltà deve salvarli”.