Bruxelles – Dalle Ong ambientaliste europee ai gruppi del Parlamento più ‘green friendly’. Sono in molti puntare il dito contro la decisione del Parlamento europeo di votare mercoledì scorso a Strasburgo contro una risoluzione presentata dai Verdi e dalla Sinistra Unitaria della Gue che aveva come obiettivo quello di bocciare l’intera lista di progetti cosiddetti di interesse comune (PIC) varati dalla Commissione europea. La mozione riguarda il quarto elenco approvato dal precedente esecutivo Juncker il 31 ottobre scorso (viene proposta una lista di progetti ogni due anni) che comprende 151 infrastrutture energetiche come linee elettriche, terminali GNL o progetti di reti intelligenti che rientrano nel programma europeo Connecting Europe Facility e che servono a connettere “energeticamente” l’Europa. Un pacchetto del valore totale di 29 miliardi di euro, secondo le stime, in cui figurano anche diversi progetti energetici (32 in tutto) riguardanti il gas; ovvero, tra le fossili, la fonte energetica su cui si scontrano di più i paesi membri dall’UE.
A suscitare maggiori perplessità nella comunità ambientalista di Bruxelles in particolare due progetti (uno in Irlanda e uno in Croazia) in cui si prevede di importare gas prodotto negli Stati Uniti attraverso la tecnica di fratturazione idraulica delle rocce, molto diffusa in USA (nota come fracking gas). Questo tipo di tecnica di estrazione del gas è controversa e suscita preoccupazioni nell’opinione pubblica, legate alla sostenibilità del suo impiego in ambienti considerati “fragili”. Ad accendere l’attenzione sulla questione anche l’attore americano e attivista ambientale Mark Ruffalo, intervenuto nel dibattito sui Pic da Bruxelles, che ha ricordato l’importanza di “non utilizzare il frack gas dagli Usa” nelle 151 infrastrutture energetiche per connettere l’Europa. “Il Green deal europeo dovrebbe sostenere solo progetti di efficienza energetica e rinnovabile”, ha twittato l’attore dopo un incontro con il presidente del Parlamento europeo David Sassoli e lanciando un appello agli eurodeputati.
Un appello che i gruppi parlamentari evidentemente non hanno accolto: i deputati hanno votato a sostegno della proposta della Commissione europea con 443 voti favorevoli, 169 contrari e 36 astensioni. Una decisione che in realtà non sorprende: la commissione Industria ed Energia dell’Europarlamento aveva già respinto a gennaio con un’ampia maggioranza (54 voti contrari e 17 favorevoli) una mozione di 19 europarlamentari verdi, liberali e della sinistra che chiedeva esattamente la stessa cosa, la bocciatura dell’intera lista. L’esito in plenaria era scontato, anche perché l’Aula avrebbe potuto solamente approvare o bocciare in blocco l’intera lista, senza poter dire la propria opinione a riguardo.
Sono in molti a lamentare “l’ipocrisia climatica” dell’Unione europea, che propone una strategia di continente climaticamente neutro (emissioni zero nette) da raggiungere entro il 2050 ma continua a finanziare progetti legati alle fonti fossili (nell’elenco infatti non si parla solo di gas ma anche di petrolio). Diverse ong ambientaliste europee affermano che i progetti non sono in linea con la strategia prioritaria della Commissione von der Leyen. Inoltre, questi 32 nuovi progetti sul gas da finanziare sono ritenuti “non necessari” dal punto di vista della sicurezza dell’approvvigionamento energetico e dell’uso del gas in Europa, che prevede la decarbonizzazione entro il 2050 e dunque una riduzione sostanziale delle emissioni. Le opinioni contrarie sono espresse anche sulla base di un’analisi pubblicata alla vigilia del voto in commissione industria ed energia e realizzato dalla European Climate Foundation ad Artelys.
La questione riguarda anche l’adozione da parte della Banca europea degli investimenti (BEI) della nuova politica energetica che vuole interrompere il finanziamento dei progetti legati alle fonti fossili entro la fine del 2021. Tra questi non rientrano però quelli già varati dalla Commissione europea in questa quarta lista di progetti di interesse comune e quindi anche il noto gasdotto italiano Tap (Gasdotto Trans-Adriatico) sarà infine realizzato anche grazie ai finanziamenti della Bei.
In realtà l’ultima proposta della Commissione sui Pic già taglia di molto il numero dei progetti legati al gas: dalla terza alla quarta lista di progetti di interesse comune le infrastrutture sono in riduzione, passando da 53 a 32. Per Bruxelles i progetti di interesse comune aiutano nella realizzazione di più reti intelligenti: in una nota infatti l’esecutivo comunitario ricorda che elettricità e le reti intelligenti rappresentano oltre il 70 per cento dell’attuale lista Pic. Si sottolinea anche “il ruolo crescente dell’elettricità verde nel sistema energetico e la necessità di rafforzare le reti che consentono l’integrazione delle energie rinnovabili e un maggiore commercio transfrontaliero”. I progetti sul gas dell’ultimo pacchetto rappresentano circa il 20 per cento di tutti i progetti di interesse comune all’interno dell’elenco. La strada, secondo la Commissione – che continua a considerare il gas come energia indispensabile per la transizione del continente europeo – è quella giusta.
Non c’è solo l’esecutivo comunitario a sostenere i progetti, ma anche diversi eurodeputati, visto l’esito del voto di mercoledì. Manfred Weber, capogruppo del Partito popolare europeo, rispondendo a Ruffalo ha sottolineato che i progetti sono indispensabili per il mercato energetico europeo.
Dear Mark,
We will support the #PCIlist as these projects are crucial for our energy market in the EU and they will allow for a cleaner, more secure and affordable supply of energy for our citizens.
Ps. Please use your superpowers to keep the US in the Paris climate agreement. https://t.co/hWmi7wEqe1
— Manfred Weber (@ManfredWeber) February 6, 2020
L’Italia ha diversi interessi nei progetti di interesse comune varati dalla Commissione europea, dal Tap, al gasdotto EstMed Cipro-Salento a quello gasdotto Malta-Gela. Il governo a maggioranza giallorossa anche su questo, come su altro, si è mostrato spaccato: il Movimento 5 stelle ha votato a favore della proposta dei Verdi, mentre il Partito democratico, insieme ai deputati di Lega, Fratelli d’Italia e di Forza Italia hanno votato contro, contribuendo ad affossare la proposta.