Bruxelles – La crescita dell’Eurozona rimane anemica, e l’Italia non fa eccezione. Le previsioni economiche d’inverno della Commissione europea confermano la debole performance dell’economia dell’Eurozona e dei suoi Stati membri. I rilievi dell’esecutivo comunitario contengono un campanello d’allarme per il sistema Paese: dopo agricoltura e industria rischia di fermarsi anche il turismo.
Per l’Italia, si legge nel documento, “i rischi al ribasso sono principalmente esterni”, e sono rappresentanti in particolare da “un potenziale rallentamento della domanda estera di residenze e servizi turistici”. Per un Paese come l’Italia un crollo delle domande turistiche potrebbe aggravare una situazione non certo delle migliori.
Crescita sempre più contenuta, l’allarme turismo
L’Italia resta la maglia nera dell’Eurozona, e l’esecutivo comunitario rivede al ribasso le stime di crescita sia per quest’anno sia per il prossimo. Adesso si vede un aumento del Prodotto interno lordo dello 0,3% per il 2020 e dello 0,6% per il 2021, vale a dire -0,1% per ciascun anno rispetto alle previsioni dello scorso novembre. Quella tricolore è l’unica economia europea a crescita zero.
“Sia l’agricoltura che la produzione industriale sono diminuite, mentre il settore dei servizi è rimasto stagnante”, non è cioè cresciuto. In questo quadro di difficoltà e debolezza un rallentamento del turismo rischia di dare il colpo di grazia al Paese, che sconta già le conseguenze del maltempo. La contrazione in Italia, rileva Bruxelles, “è parzialmente correlata a condizioni meteorologiche avverse”. In ogni caso servono interventi, poiché “i rischi al ribasso per le prospettive di crescita rimangono pronunciati”.
Tanti risparmi, pochi consumi: niente domanda interna
Alle criticità elencate dalla Commissione si aggiunge poi la tradizionale propensione degli italiani al risparmio. Laddove entrerà qualcosa in più nelle tasche delle famiglie, si metterà da parte. Risultato: nessuno stimolo della domanda e dei consumi interni. Si prevede che i redditi reali disponibili “aumenteranno solo moderatamente”, poiché “è probabile che le famiglie avvertano ripercussioni dall’allentamento del mercato del lavoro”, mentre i risparmi precauzionali “dovrebbero rimanere elevati”.
Nuovi richiami alla riduzione del debito
L’Italia si porta dietro il fardello del debito. Da Valdis Dombrovskis, commissario per un’Economia al servizio delle persone, arriva il nuovo richiamo. “I paesi con un debito pubblico elevato dovrebbero rafforzare le proprie difese perseguendo politiche fiscali prudenti”.
La Commissione fa l’elenco di tutti i rischi al ribasso per l’economia di Unione europea e America Latina: tensioni commerciali, incertezze legate alle scelte degli Stati Uniti, Coronavirus, Brexit, deterioramento della situazione in America Latina, Medio Oriente. “Tutte questi eventi interagiscono con rischi al ribasso ancora rilevante a medio termine, che includono vulnerabilità finanziarie legate al debito”. Bisogna ridurre. L’invito ufficiale ancora non c’è, quello sarà contenuto nel rapporto per i Paesi che la Commissione pubblicherà il 26 febbraio.
Eurozona in bilico, ferme le principali economie
Ma non c’è solo l’Italia ad avere problemi. L’intera eurozona è ferma, e oltretutto in balia degli eventi. Le tante incertezze commerciali pesano sull’andamento dell’economia, ferma alle previsioni di novembre: PIL dell’area euro previsto in crescita dell’1,2% nel 2020 e nel 2021, come tre mesi fa. Anche l’economia dell’UE nel complesso è ferma: 1,4% di crescita in ciascuno dei due anni del biennio preso in considerazione, come nelle precedenti stime.
Nel complesso Eurozona e Unione europea sono in bilico. “L’economia europea è nella buona posizione per navigare nel difficile contesto esterno. Si tratta è tuttavia un fragile equilibrio, che potrebbe essere facilmente mutare a causa di eventi imprevisti”.
Preoccupa ma fino a un certo punto il Coronavirus. E’ stato ed è una fonte di timore preoccupazione Il presupposto di base è che l’epidemia raggiunga il picco nel primo trimestre, con ricadute globali relativamente limitate. Ma la verità è che “è troppo presto per valutare l’entità del suo impatto economico negativo”, dice il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, che non nasconde i suoi dubbi sulla tenuta a dodici stelle. “Affrontiamo ancora una significativa incertezza politica, che getta un’ombra sulla produzione”.
Ma dando un’occhiata ai numeri, si nota il rallentamento del motore economico-produttivo europeo. Le tre principali economie dell’Eurozona – Germania, Francia e Italia – sono quelle maggiormente in difficoltà, agli ultimi tre posti nella classifica di indice di crescita (0,3% Italia, 1,1% per Francia e Germania nel 2020). Una situazione che incide.
Scioperi francesi e auto tedesche, gli altri effetti contagio
Ci sono anche elementi di debolezza interna. L’Eurozona paga le turbolenze di Germania e Francia. Nel documento della Commissione viene messo nero su bianco che “l’ulteriore declino osservato nella produzione è spiegato principalmente dagli sviluppi in Germania, dove persistono i problemi nel settore automobilistico”. La produzione di autovetture in Germania è ulteriormente diminuita nell’ultimo trimestre del 2019 e ha raggiunto il livello più basso dal 1996.
Allo stesso tempo, il rallentamento francese (-0,3%) “è stato in parte influenzato da fattori temporanei come gli scioperi in corso, in particolare nel settore dei trasporti”.