Bruxelles – Il blocco dei voli diretti dall’Italia verso la Cina disposto dal governo di Roma è riconosciuta dall’Unione europea come una “misura precauzionale giusta”. Lo dicono le conclusioni adottate oggi dal vertice straordinario dei ministri europei della salute, raccolti a Bruxelles per fare il punto sulla diffusione dell’epidemia di Coronavirus. Il Consiglio è stato convocato dietro suggerimento del ministro italiano Roberto Speranza.
Il documento finale adottato oggi dai 27 ministri “è molto chiaro sul blocco dei voli: vengono riconosciute come giuste tutte le misure giuste” adottate fino a questo momento dagli stati membri per il contenimento dell’epidemia. L’Italia “è in questo momento il paese con il più alto livello di salvaguardia e sorveglianza sulla diffusione del Coronavirus” rivendica il ministro. Quella del governo di Roma è la “linea giusta, e per questo continueremo su questo terreno”.
Merito italiano, confermano fonti del Consiglio, anche il riferimento all’interno del testo delle conclusioni adottate dell’iniziativa di “porre in particolare attenzione a tutte le forme di viaggi internazionali”. Per quanto riguarda il blocco dei voli diretti con la Cina, “anche in altri paesi si hanno misure e risultati simili, riconoscendo che la strada della prudenza è la strada più opportuna” dice Speranza, rivelando che insieme all’Italia anche Repubblica ceca e Grecia sono intenzionate bloccare i voli diretti dalla Cina. Prima del blocco, dice, c’erano 25 voli diretti da Milano Malpensa e 35 da Roma Fiumicino.
Nel corso del suo intervento al vertice, Speranza esprime anche la sua preoccupazione per la diffusione del Coronavirus nel continente africano, molto vicino geograficamente all’Italia: “sento una doppia responsabilità, non solo per l’Italia e per l’Ue ma anche per il continente africano” dove “i servizi sanitari sono molto fragili e una potenziale diffusione del virus in quel pezzo di mondo potrebbe avere effetti molto più gravi”.
Dalla riunione dei ministri emerge la convinzione condivisa che l’Europa possa e debba dare “una risposta forte e coordinata per evitare l’ulteriore diffusione del virus tra le nostre comunità”.Grande attenzione viene posta sull’esigenza di coordinamento a livello di stati membri e sulla comunicazione, ovvero lo scambio di dati e informazioni circa la diffusione dell’epidemia. Dei numeri relativi a contagi e decessi connessi al virus che il governo cinese diffonde, Bruxelles si fida.
C’è però un’altra questione che preoccupa la Commissione europea e su cui però si cerca non creare inutili allarmismi. “Stiamo ultimando la valutazione delle scorte di dispositivi di protezione personale (come mascherine) e medicinali” fa sapere la commissaria europea alla Salute, Stella Kyriakides. “Ho informato i ministri che siamo pronti ad avviare appalti congiunti con gli stati membri per intensificare l’approvvigionamento dei dispositivi”.
“È stato detto più volte che c’è preoccupazione per la possibile carenza di medicinali, ma l’Agenzia europea per il farmaco, assicura Kyriakides, ha esaminato il problema e ad oggi non sono state trovate carenze”. Finora, spiega, l’epidemia non ha influenzato la disponibilità di medicinali in Europa, “ma rimarremo vigili e se la situazione cambia, intensificheremo il nostro lavoro”. In conferenza stampa la commissaria spiega che quasi il 50 per cento dei dispositivi di protezione è prodotto in Cina. Da qui nascono le preoccupazioni dell’UE sulla disponibilità di strumenti. “Gli Stati membri hanno già comunicato con il comparto industriale dell’Unione per vedere come aumentare gli approvvigionamenti”. E infine assicura: “Stiamo guardando da vicino la situazione per valutare se intervenire”.