Bruxelles – Finora l’Italia ha lavorato bene. In un contesto generale di tagli, sul bilancio pluriennale il Paese “ha difeso i propri interessi” talmente efficacemente che “ci guadagniamo circa 1,5 miliardi rispetto allo scorso budget pluriennale”. Un risultato frutto del lavoro portato avanti in questi mesi “e nonostante i cambi di governo”, segno che si è fatto davvero bene. E’ il messaggio portato al Senato dal rappresentante permanente italiano presso l’UE, Maurizio Massari, ascoltato in teleconferenza sui negoziati sul bilancio pluriennale (MFF 2021-2027) dai membri della commissione Bilancio.
L’Italia per il periodo 2014-2020 ha ottenuto 44,5 miliardi di fondi europei per le politiche di coesione. Dovrebbe riceverne dunque circa 46 in un contesto di riduzione “inevitabile” dopo l’uscita del Regno Unito dall’UE per effetto della Brexit. “Per coesione l’Italia è tra i pochissimi Paesi che malgrado i tagli rimane beneficiaria netta. Non nella quantità che avremo auspicato, ma avremo saldo positivo netto”. Massari ricorda che è stato proposto un taglio 5% alla Politica agricola comune e un taglio del 7% alla coesione. Dunque un buon risultato, che la proposta del presidente del Consiglio Charles Michel non dovrebbe sconvolgere.
La proposta che Michel farà circolare domani (14 febbraio) sarà quella su cui i leader degli Stati membri si confronteranno in occasione del vertice straordinario del 20 febbraio. “Non si discosterà tanto dalla proposta finlandese”, dice il diplomatico italiano. La presidenza finlandese propose un contributo al bilancio pari all’1,07% del Reddito nazionale lordo, contro l’1,11% della Commissione addirittura l’1,3% del Parlamento. Il documento di Michel “potrà dire che avremo livello di bilancio senz’altro sotto a 1,1% dei RNL programmato dalla commissione, tra 1,06%-1,08% massimo”.
A livello europeo dunque si è saputo negoziare sin qui senza errori né cedimenti. Anzi. “ La proposta che sarà presentata domani nel complesso rispecchia le nostre richieste – rileva Massari – anche se deve essere migliorata”. Si vuole in particolare la correzione dell’Indice di prosperità relativa, necessaria per evitare una penalizzazione per quanto riguarda i fondi destinati alle regioni del Meridione, territori che “in questi sette anni hanno subito un maggior impoverimento”.
La situazione è dunque incoraggiante, ma non è quella definitiva. “Dobbiamo mantenere quello che abbiamo acquisito con grande fatica diplomatica e impegno del governo, che ha avuto una posizione molto coerenti sin dall’inizio (si riferisce al 2018, ndr) che fino ad ora ha dato i propri frutti”. Bada a cantar vittoria, però. “Attenzione perché la parte finale del negoziato è quella decisiva”.