Bruxelles – Non ci siamo. I negoziati per le future relazioni tra Regno Unito e Unione europea iniziano come peggio non si potrebbe. Un dialogo tra sordi, con le posizioni del premier britannico, Boris Johnson, che risultano difficili da capire. Ursula von der Leyen appare più stupita che critica. La presidente della Commissione UE rivela ai parlamentari europei di essere rimasta “sorpresa” dalle parole del premier britannico sulle nuove relazioni commerciali. “L’ho sentito parlare di modello australiano”, premette nel suo intervento nell’Aula del Parlamento europeo riunito a Strasburgo. “Ma l’Unione europea non ha alcun accordo commerciale con l’Australia. Abbiamo relazioni regolate dalle norme dell’Organizzazione mondiale per il commercio (WTO), e ci troviamo in un momento in cui con l’Australia siamo d’accordo a superare tutto questo”.
L’UE fa fatica a capire cosa voglia realmente il Regno Unito, questo è il problema di fondo. Johnson ha dato l’impressione di essere non solo fuori tema, ma anche fuori dalla realtà. Evoca un modello – quello Australiano – che non esiste. L’accordo di libero scambio è in divenire ma ancora non c’è, e le relazioni basate sulle regole WTO sembrano una soluzione poco fattibile. “Certo, il Regno Unito può decidere di accontentarsi di soluzioni al ribasso. Se questa è la loro scelta, a noi sta bene”, dice von der Leyen. Tradotto: contenti loro, contenti tutti. “Però sono dell’idea che potremmo essere più ambiziosi” di così.
Von der Leyen ricorda che quello che l’UE è disposta a mettere sul piatto – dazi zero su tutte le merci e nessuna quota per tutte le merci – “è qualcosa che non abbiamo mai offerto a nessun altro, fino ad ora”. Certo, è condizionato alla condizione delle reciprocità (level playing-field), ma qualunque altra soluzione comporterebbe comunque delle quote o delle restrizioni per certi tipi di prodotti e merci. “Se prendiamo il modello canadese, e questo è un modello a cui il Primo Ministro Johnson si riferiva, il nostro accordo con il Canada elimina le tariffe su una vasta gamma di beni, ma non su tutti”. Analogamente, continua la presidente dell’esecutivo comunitario, il CETA “elimina la maggior parte delle quote, ma certamente non tutte”.
L’Unione dunque è pronta a riconoscere uno status privilegiato, ma dall’altra parte non si capisce bene cosa si è intenzionati a chiedere. Una situazione che getta gli europei nell’incertezza, e che induce a non escludere niente. Se da una parte von der Leyen rileva che l’UE è pronta a negoziare “tutti i diversi modelli di accordo commerciale”, dall’altro il negoziatore capo dell’UE per la Brexit, Michel Barnier, riconosce che a Bruxelles “siamo aperti ad ogni scenario, incluso quello di un no-deal” da qui a fine anno. “Questa negoziazione sarà difficile, molto difficile”. No, non ci siamo. I negoziati post-Brexit sono già tutti in salita.