Bruxelles – I repubblicani di Sinn Fein, l’ex braccio politico dell’IRA, primo partito con il 24,5%. I liberali di Fianna Fail secondi con il 22,2%, e i conservatori di Fine Gael terza forza politica con il 20,9% dei voti. Le elezioni in Irlanda ridisegnano completamente il Paese, e rimettono in discussione il sistema su cui la repubblica irlandese si era sempre basata. L’alternanza tra Fianna Fail e Fine Gael che ha sempre contraddistinto la vita politica dell’Irlanda indipendente, è stata scardinata dal voto del fine settimana che se da una parte riscrive la storia dall’altra apre tutta una serie di interrogativi.
La fine del sistema tradizionale
Gli elettori decretano la crisi dei partiti tradizionali. Perdono consensi Fine Gael (-4,7% rispetto alle precedenti elezioni), diventato da primo partito di governo a terza forza del Paese, e Fianna Fail (-2,2%). Mentre si concede fiducia partiti ‘nuovi’. Guadagnano consensi Sinn Fein (+10,7%) e Verdi (+4,4%). Il Green Party è adesso quarto partito in Irlanda.
Il nodo delle maggioranze
La prima vera sfida sarà capire se a Dublino sarà possibile l’insediamento di un governo. Prima del voto i leader dei due principali partiti avevano escluso coalizioni con Sinn Fein, ma alla luce di quanto accaduto ogni piano potrebbe essere rivisto. Nessuno dei tre partiti ha i numeri per governare, e i due partiti tradizionali insieme non riescono ad avere la maggioranza necessaria in Parlamento (80 seggi). I risultati dicono 45 seggi per i repubblicani, 36 ciascuno per liberali e conservatori, 10 per i Verdi, 6 per i laburisti.
Il grande sconfitto di queste elezioni, il premier uscente Leo Varadkar, ha riconosciuto che dare al Paese un esecutivo sarà “difficile”. Non ritiene possibile allearsi a Sinn Fein per ragioni ideologiche e pratiche. “Nozze forzate non produrrebbero un buon governo”, dice.
Verso una coalizione centrista?
Il leader dei liberali, Micheál Martin, ha già rivisto le proprie posizioni: non esclude la possibilità di tentate una collaborazione con Sinn Fein, ma restano “incompatibilità significative” tra i due schieramenti.
Non è un mistero: Sinn Fein sconta la sua storia. Attivo nelle due Irlande, è da sempre fautore delle riunificazione del nord con il resto dell’Isola. Nell’Irlanda del nord è stato l’organo politico dell’IRA (acrononimo per “Esercito della repubblica d’Irlanda”), l’organizzazione armata terroristica che solo nel 2000 ha accettato di deporre le armi.
Un’eventuale coalizione tra Sinn Fein e Fianna Fail inevitabilmente porterebbe ad un governo più di matrice centrista che ad un’agenda fortemente di sinistra. Ma questo sarà un nodo da sciogliere eventualmente nei prossimi giorni.
La Brexit sullo sfondo
La questione Brexit potrebbe aver giocato un ruolo non indifferente nel voto del fine settimana. L’uscita del Regno Unito dall’UE ha riattivato in Irlanda del Nord le spinte per la riunificazione con il resto d’Irlanda. E’ proprio Sinn Fein ad aver insistito sulla necessità di indire un referendum su una sola Irlanda. La Brexit ha riproposto la questione irlandese, e qualcuno, nell’Eire repubblicana e comunitaria, potrebbe aver ritenuto che è il momento storico è quello giusto per completare il percorso irredentista iniziato un secolo fa.
Continua la crisi dei popolari europei
La sconfitta elettorale di Leo Varadkaer è anche una sconfitta per il Partito popolare europeo (PPE), a cui il Fine Gael è affiliato. Nell’Unione europea se ne va (forse) un altro leader PPE, e il centro-destra europea si ritrova con sempre meno tra capi di Stato e di governo.