Bruxelles – Nonostante il lieve calo del valore della produzione agricola italiana nel 2019 (-0,6 per cento), L’Italia si conferma al primo posto in Europa per il valore della produzione delle attività agricole connesse (trasformazione, vendita diretta, agriturismo, ecc.) e al terzo posto, dopo Francia e Germania, per il valore della produzione in generale. Il paese detiene il primato anche per quanto riguarda il lavoro in agricoltura, per numero di occupati nel settore primario, con 1 milione e 125.000 lavoratori, seguita da Spagna e Francia; così come resta pressoché stabile l’impiego di manodopera, con una variazione del -0,1 per cento.
È quanto emerge da un’analisi di Confagricoltura in relazione alle stime Istat sull’andamento economico–produttivo dell’agricoltura. Andando nel dettaglio dei vari comparti, cresce rispetto al crollo dello scorso anno la produzione di olive/olio (+31 per cento) e di ortaggi (+10 per cento), ma si è evidenziata una flessione delle produzioni vegetali (-2,1 per cento in valore, -2,4 per cento in volume), compensata solo in parte dalla crescita delle produzioni animali in valore (+0,8 per cento) in valore e delle attività connesse (+2 per cento in valore, +0,8 per cento in volume).
Sempre dai dati Istat risulta che il comparto vitivinicolo segna un importante calo dei volumi di produzione (-12 per cento) e dei prezzi di mercato (-6 per cento) e un -17,2 per cento del valore complessivo del comparto. In calo anche la frutta con -3 per cento dei volumi, -5 per cento dei prezzi e -8 per cento del valore. A determinare questo andamento negativo avrebbero influito diversi fattori, non ultimi i mutamenti climatici e le emergenze fitosanitarie.
Si tratta di sfide da affrontare quanto prima con politiche adeguate ed in linea con una visione moderna del settore, raccomanda Confagricoltura, secondo cui il rischio è quello di perdere quei primati che il sistema agricolo nazionale ancora può vantare ma che, come è evidente dall’andamento negativo del valore aggiunto e della ragione di scambio che pure l’Istat prefigura (nel 2019 i prezzi dei prodotti agricoli sono cresciuti meno dei costi di produzione), sono pericolosamente messi a rischio.