Bruxelles – Di poco, ma il fenomeno cresce. Di anno in anno il numero delle persone che lavora da casa nell’UE a 27 aumenta. A poche centinaia per volta, gli europei che hanno nella propria abitazione il proprio ufficio hanno superato quota 10 milioni alla fine del 2018 (10.019.256), 700mila in più rispetto a dieci anni prima (9,3 milioni nel 2008). Cambiamenti nell’ordine dello ‘zero virgola’, come dimostrano le variazioni in percentuale (dal 4,9% della forza lavoro di età compresa tra 15 e 64 anni al 5,2), ma che nel loro piccolo così piccoli non sono e mostrano tendenza sempre più prassi. Solo in un anno, tra il 2017 e il 2018, la popolazione dei lavoratori da casa è cresciuta di circa 300mila unità.
Il motivo di questa tendenza emerge dai dati che Eurostat fornisce e dalla cui analisi si capiscono meglio le dinamiche del mondo del lavoro. “Nell’UE, i lavoratori autonomi di solito lavoravano da casa più spesso dei dipendenti (18,5% e 3% rispettivamente)”, rileva l’istituto di statistica europeo. A lavorare da casa, dunque, i popoli europei delle partite IVA, più che il telelavoro che comunque sta prendendo sempre più piede nel mercato del lavoro.
In Italia il dato sembra essere più contenuto della media comunitaria. A fine 2018 Eurostat rileva 813mila persone con computer posizionato sul tavolo di casa propria, meno che rispetto all’anno di inizio della crisi (-0,4%, pari a 94mila persone), ma comunque più se confrontate rispetto al 2017. In anno gli italiani a lavorare da casa hanno visto 28mila nuovi ‘colleghi’.