Bruxelles –Più procuratori ma soprattutto più risorse finanziarie per far partire i lavori della Procura pubblica europea (EPPO) entro la fine dell’anno. Laura Codruta Kövesi – a capo dell’istituzione europea responsabile per i crimini contro il bilancio dell’UE e contro la criminalità organizzata transfrontaliera, prevista dal Trattato di Lisbona ma ancora non in attività – di fronte alla commissione libertà civili, giustizia e affari interni del Parlamento europeo, fa il punto sullo stato dell’arte dell’istituzione indipendente dell’Unione europea, prevista dal Trattato di Lisbona. E chiede al Parlamento più fondi per rendere l’EPPO un vero “centro di eccellenza contro le attività finanziare illecite e contro le frodi transfrontaliere”, che ogni anno costano all’Unione milioni di euro.
Da una prima stima sul budget 2020-2021 operata da Kövesi (anche se – precisa – mancavano ancora alcune informazioni da parte di diversi Stati membri) è emerso che se l’intento di Bruxelles è quello di far partire le attività dell’EPPO entro la fine dell’anno allora il budget dedicato alla Procura per il 2020 (che però non ha rivelato nel corso dell’audizione) andrà ricalcolato e incrementato in maniera consistente, per poi adeguare anche quello relativo al 2021.
Per definire le prime stime, la romena prende in considerazione il numero dei procuratori nazionali e delegati che prenderanno parte alle attività dell’istituzione e il numero di personale che sarà assunto a Lussemburgo. Al momento l’organigramma prevede 22 procuratori europei inviati dagli stati membri (la cooperazione rafforzata dell’EPPO è stata infatti sottoscritta da 22 paesi su 27), 32 procuratori delegati e 29 membri del personale che lavoreranno direttamente a Lussemburgo, dove l’EPPO avrà sede. Secondo le informazioni diramate di fronte alla commissione LIBE, l’EPPO, una volta avviate le attività, si troverà di fronte almeno 3.000 casi da dover smaltire (ovvero, bisognerà decidere quali dovranno essere portati avanti). A questi si aggiungeranno nel primo anno di attività almeno altri 2.000 casi. “In tali condizioni, con il personale stabilito nell’organigramma attuale, è impossibile riuscire a realizzare questo programma”, denuncia la prima procuratrice capo di Bruxelles.
Inoltre, mette in evidenza la romena, diversi stati membri hanno proposto di inviare all’istituzione procuratori nazionali che lavorino alle frodi europee solo in modalità part-time, visti anche i limiti di bilancio. Ma l’interesse dell’Unione europea deve essere quello di costituire un’istituzione efficiente: “Sono stata un procuratore per molto tempo e non ho mai sentito parlare di un procuratore che lavori part-time” dice. “Il nostro obiettivo è quello di dimostrare il valore aggiunto e l’indipendenza della Procura pubblica europea e per questo i procuratori dovranno lavorare a tempo pieno e chiediamo che siano almeno due per paese membro” aggiunge. I cittadini europei hanno accolto di buon grado la nascita di questa istituzione come uno strumento di controllo per la difesa dello stato di diritto in Ue e come forte sostegno al controllo dei bilanci nazionali europei.
Kövesi fa sapere di aver avviato a gennaio le consultazioni con i 22 stati membri che hanno sottoscritto questa cooperazione rafforzata. Una volta terminati i negoziati con gli stati membri si dovrebbe avere un quadro più chiaro del numero dei procuratori europei che saranno impiegati per stato membro e “speriamo che distaccheranno procuratori in modalità full-time” aggiunge.
Quanto all’ipotesi – suggerita dall’ex presidente dell’esecutivo europeo Jean-Claude Juncker – di estendere i compiti della Procura anche all’antiterrorismo, la procuratrice capo commenta che per ora, anche viste le difficoltà riscontrate con le risorse, “è troppo presto per pensarci, ma se l’istituzione lavorerà bene si potrebbe prendere in considerazione”. Anche se, precisa, la decisione non spetta a lei quanto agli organi legislatori dell’UE.