Bruxelles – La Commissione europea non è stata capace, finora, di ridurre in misura consistente e controllare i rischi dell’impiego di pesticidi (ovvero i prodotti fitosanitari che sono utilizzati per proteggere le colture da organismi nocivi, parassiti e malattie) da parte degli agricoltori. Stando all’ultimo rapporto pubblicato dalla Corte dei conti europea sull’azione dell’UE per ridurre i rischi derivanti dall’uso dei pesticidi, i progressi sono “stati limitati”.
Progressi sono stati registrati per quanto riguarda l’uso sostenibile dei pesticidi, ma sono ancora “limitati” nella misurazione e nella riduzione dei rischi associati al loro utilizzo nelle colture. La riforma della PAC politica agricola comune (che entrerà in vigore nel 2021) poteva rappresentare l’occasione giusta per risolvere definitivamente la questione. Una occasione che però non “è stata colta”.
Per i revisori di Lussemburgo, per compiere un cambio di passo, l’applicazione dei principi di difesa integrata (e quindi l’utilizzo di pesticidi solo se la prevenzione e altri metodi falliscono o sono inefficaci) andrebbe intanto posta come condizione per poter usufruire dei finanziamenti previsti dalla PAC, che già comprende strumenti per favorire l’uso sostenibile dei pesticidi da parte degli agricoltori.
Dal 1991 l’UE dispone di norme comuni relative all’autorizzazione e all’utilizzo dei pesticidi in agricoltura e dal 2009 ha adottato una direttiva sull’uso sostenibile dei pesticidi. Direttiva recepita in ritardo da diversi stati membri. La Corte riconosce però che, a partire dal 2016, la Commissione ha intensificato gli interventi per far rispettare l’attuazione della direttiva sull’uso sostenibile dei pesticidi. Inoltre, concludono i revisori, gli agricoltori sono poco incentivati da parte dell’Unione europea a ridurre la propria dipendenza dai pesticidi e a ricorrere a metodi non chimici o alternativi.