Bruxelles – Più inclusività e maggiore chiarezza durante il processo di negoziazione. Il commissario europeo al vicinato e all’allargamento, l’ungherese Olivér Várhelyi, ha presentato oggi la nuova metodologia del processo di adesione all’Unione europea. Il sottotitolo è “una credibile prospettiva europea per i Balcani occidentali”, ad evidenziare l’importanza di far partire i negoziati con Albania e Macedonia del Nord e per sottolineare la proposta di sviluppo economico della regione che la Commissione porterà per il meeting previsto a maggio in Croazia.
La revisione del processo dei negoziati con gli Stati membri era diventata obbligata quando, lo scorso ottobre, la Francia aveva messo il suo veto ad un’apertura delle trattative con Albania e Macedonia del nord. E la richiesta di Parigi era quella di rivedere il modo in cui l’Ue gestisce le domande dei candidati, dando più rilevanza al completamento di riforme strutturali che garantiscano il rispetto dello stato di diritto.
La Commissione guidata da Ursula von der Leyen ha deciso di approfondire questo aspetto continuando a considerare l’allargamento degli Stati membri come “essenziale”, in particolare nei Balcani occidentali dove l’influenza di potenze esterne all’Unione è crescente. “L’appartenenza all’Ue è offerta a tutta l’area balcanica”, ha specificato Várhelyi.
La proposta europea è riassumibile in quattro concetti: credibilità, prevedibilità, dinamismo e direzione politica.
Credibilità significa “stabilire in modo chiaro cosa vogliamo e cosa offriamo. Dobbiamo riuscire a creare un rapporto di fiducia reciproca, partendo dal concetto delle riforme fondamentali e strutturali che ogni Stato candidato deve implementare, che riguardano il funzionamento delle istituzioni, il rispetto dei valori democratici e l’efficienza della pubblica amministrazione”.
Avere una direzione politica, per Várhelyi, vuol dire “avere un dialogo costante tra i nostri leader e quelli degli Stati candidati”. La proposta europea prevede un’intensificazione dei contatti tra i ministeri dedicati e la pianificazione a cadenza regolare di summit sull’avanzamento dei processi. “Lo scopo è avere un processo che non sia solo amministrativo ma anche politico. Vogliamo affiancare agli esperti dell’Ue anche quelli di ogni singolo membro, che potranno andare direttamente sul posto a verificare le condizioni degli Stati candidati”.
La dinamicità è il tema in cui ricade l’aspetto più interessante: al momento i negoziati di adesione vengono raggruppati in 35 “capitoli”. Con la proposta presentata dalla Commissione ci sarà una riduzione a 6 “raggruppamenti”: i fondamentali; il mercato interno; la crescita inclusiva e la competitività; le risorse, l’agricoltura e la coesione; le relazioni estere. Il raggruppamento dei ‘fondamentali’, dove ricade il rispetto dello stato di diritto, aprirà e chiuderà le trattative, a conferma delle richieste francesi.
Avere un negoziato prevedibile, infine, porterà ad una maggiore chiarezza delle condizioni di entrata e accesso dei candidati, in modo da avere chiare le prospettive di dialogo. “Tutti gli Stati membri dovranno partecipare”, ha sottolineato Várhelyi. “L’inclusività sarà un fattore chiave”.
Un’altra richiesta che era partita da Parigi è stata accolta: se nel corso dei negoziati gli Stati membri non attueranno le riforme strutturali richieste, partirà la cosiddetta ‘inversione’: l’Unione europea avrà la possibilità di sospendere le trattative e nei casi estremi “fare un passo indietro. Avremo tutte le carte negoziali sul tavolo”.
Nella conferenza stampa Várhelyi ha precisato che non è stata solo la Francia ad opporsi all’apertura dei negoziati con Albania e Macedonia del nord: “Altri membri hanno espresso preoccupazione; si tratta di una questione europea e non francese”.
L’iniziativa piace al gruppo parlamentare S&D, che con la vice presidente Kati Piri affermano di essere “lieti che la Commissione voglia porre maggiore enfasi sui fondamenti: i capitoli sullo stato di diritto e i diritti fondamentali dovrebbero essere i primi ad essere aperti e gli ultimi a chiudere”. Secondo i socialdemocrati però “accanto ai fondamentali, ci aspettiamo anche una maggiore attenzione alla dimensione sociale e alla promozione della coesione socioeconomica, un accordo verde per i Balcani occidentali e un approfondimento nell’allineamento dei paesi candidati alla politica estera e di sicurezza comune dell’Unione”.