Bruxelles – E’ a Bruxelles principalmente per il confronto sul prossimo bilancio pluriennale dell’UE (MFF 2021-2027) in vista del vertice straordinario dei leader dell’Unione europea, ma il presidente del Consiglio coglie l’occasione per difendere le ragioni del governo su Ilva e Financantieri. Giuseppe Conte, prima di entrare nell’ufficio del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ottimizza la giornata dedicata agli incontri istituzionali per discutere a quattr’occhi con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
A lei Conte ricorda cosa si aspetta l’Italia dal piano per la sostenibilità, il Green deal alla base dell’azione politica dell’esecutivo comunitario: fondi per agevolare la riconversione del polo siderurgico pugliese. Il Just Transition Fund, lo strumento finanziario del Green deal, “deve essere utilizzato per Taranto”. Il capo del governo giunge a Bruxelles da Londra. Qui, dice, “ho incontrato i signori Mittal”, che controllano l’Ilva. “E’ stata l’occasione per riaffermare gli obiettivi del negoziato” con l’Europa.
A Von der Leyen il presidente del Consiglio ha quindi sollevato il caso di Fincantieri. La Commissione europea ha aperto un’indagine sulla proposta di fusione con i francesi di Ftx. Si teme che possa nascere un operatore troppo grande per il mercato unico, e l’Antitrust comunitario potrebbe bloccare l’operazione. “Ho ricordato che le regole di concorrenza risalgono a quando ancora non c’era un mercato globale”. Un modo per dire che sono vecchie e che andrebbero riviste. Perché, ha avverto Conte, “applicarle strenuamente sarebbe auto-limitativo”. Nel mercato globale “dobbiamo poter creare dei campioni globali europei”.
Il rilancio dell’Europa passa però anche da un ripensamento delle regole di concorrenza. Allo stesso tempo occorre “rivedere il Patto di stabilità e crescita”. Non è una novità. Da anni l’Italia, con ogni suo governo, ripete che le regole di finanza pubblica così come sono non vanno. L’inquilino di Palazzo Chigi non fa che ripeterlo una volta di più. “Mi piacerebbe il nome invertendone i poli: Patto di crescita e stabilità”. Non sorprende dunque il contributo italiano al dibattito sulla riforma della governance economica europea. “Vogliamo facilitare gli investimenti verdi”. Un’implicita richiesta ad allentare la morsa dell’austerità e del rigore di bilancio.
A proposito di bilancio. L’Italia non intende ricorre a veti, ma non intende neppure cedere ai ricatti altrui. E’ questo il messaggio riferito al presidente del Consiglio europeo. “Non mi piace parlare di veti perché significa minacciare, e siamo in una fase di confronto. Però l’Italia non mancherà di far valere le proprie ragioni”. Costruttivi ma combattivi, a voler riassumere la linea tricolore come esposta da Conte, deciso ad avere “un bilancio adeguato” a finanziare le politiche comuni nella loro massima ambizione possibile.