Il Parlamento europeo ha clamorosamente bocciato, durante un voto della plenaria venerdì scorso a Bruxelles, il candidato alla funzione di direttore esecutivo dell’Autorità bancaria europea (Eba), l’irlandese Gerry Cross, con 336 voti contro 272 e 48 astensioni. Cross era stato già bocciato la settimana scorsa (con 27 voti contro 24) al primo voto degli eurodeputati, quello della commissione Affari economici e monetari, presieduta da Irene Tinagli, del Pd.
La plenaria ha invece approvato senza problemi altri tre candidati (Jan de Carpentier, Jesús Saurina e Pedro Machado) per un altro organismo finanziario europeo, il Consiglio di risoluzione unico, che è l’autorità centrale dell’Ue per le banche in stato di bancarotta o vicine al fallimento.
Le ragioni della bocciatura di Cross, che attualmente lavora per la Banca centrale irlandese, stanno nel legame stretto che ha avuto in passato con le lobby finanziarie: è stato, infatti, “Managing Director for Advocacy” dell’Associazione per i Mercati finanziari in Europa (Afme) e capo dell’Ufficio di Bruxelles della stessa associazione fra il 2011 e il 2015. La maggioranza del Parlamento europeo da tempo chiede un giro di vite contro i potenziali conflitti d’interesse, e soprattutto contro la pratica delle “revolving doors” (porte girevoli), per cui vengono chiamate nelle istituzioni europee di controllo e regolamentazione delle personalità che hanno precedentemente lavorato per le lobby sottoposte a quel controllo; o, viceversa, finiscono a lavorare per le lobby ex dirigenti degli organismi dell’Ue, spesso senza neanche una “pausa di raffreddamento” (“cooling off period”).
Quest’ultimo caso, in particolare, si è verificato di recente per l’Eba, che ha visto nel settembre scorso il suo direttore esecutivo, l’ungherese Adam Farkas, dimettersi (con effetto dal prossimo 31 gennaio) per andare a dirigere proprio l’Afme come “chief executive”. Un episodio che il Parlamento europeo ha criticato duramente con una risoluzione approvata a Strasburgo a metà gennaio, e che è ora sotto indagine da parte dell’Ombudsman europeo, Emily O’Reilly.
Quello che appare paradossale è il comportamento di un organismo europeo come l’Eba che dovrebbe basare il proprio lavoro sulla credibilità. Non solo Farkas, che era direttore esecutivo dal 2011, è rimasto al suo posto dopo l’annuncio delle dimissioni ancora per quattro mesi e mezzo, pur non potendo più partecipare a riunioni e decisioni collegate agli interessi dei mercati finanziari, ma l’Eba non ha trovato nulla da eccepire al suo nuovo incarico, a cui passerà senza alcuna pausa di “cooling off”.
In queste condizioni, Cross – il cui caso in realtà sarebbe meno grave di quello di Farkas, visto che qui almeno sono passati cinque anni dal lavoro per le lobby alla candidatura per l’Eba – diventa in realtà vittima delle circostanze: approvare come direttore esecutivo dell’Eba, per sostituire Farkas che va direttamente all’Afme, un candidato che viene da un passato all’Afme, sarebbe stato per il Parlamento europeo paradossale. Specialmente dopo che non è stata presa sul serio la sua risoluzione sulla vicenda Farkas, che non ha praticamente avuto effetti.
Il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, chiederà ora all’Eba il ritiro del candidato bocciato e la presentazione di una nuova proposta. L’articolo 51 delle norme che istituiscono l’Eba prevede che il direttore esecutivo sia nominato dal Consiglio delle autorità di vigilanza, ma previa conferma da parte del Parlamento europeo.