Bruxelles – Il Parlamento europeo non riserva sorprese. È una maggioranza ampia (621 voti favorevoli, 49 contrari, 13 astenuti) quella che oggi (29 gennaio) a Bruxelles ha ratificato l’accordo di recesso del Regno Unito dall’Unione europea (EU withdrawal agreement). Un’Aula commossa che ha detto sì non tanto alla Brexit in sé, quanto – come ricorda Guy Verhofstadt, responsabile per la Brexit del Parlamento europeo – ad un’uscita “ordinata” del Regno Unito dalla comunità europea, di cui ha fatto parte per 47 anni.
Il voto di oggi è il penultimo atto formale per rendere ufficiale il divorzio tra Londra e Bruxelles, dopo l’approvazione da parte del parlamento britannico. Seguirà l’adozione domani (30 gennaio), mediante procedura scritta, della decisione dell’accordo a nome dell’UE da parte del Consiglio. Anche se il Regno Unito cesserà ufficialmente di essere uno stato membro dell’Unione solo a partire dalla mezzanotte del primo febbraio (ora italiana). Da quel momento si aprirà una nuova fase di negoziati per la gestione dei rapporti tra Regno Unito e UE che durerà quasi un anno, fino al 31 dicembre 2020.
Un accordo di libero scambio tra Bruxelles e Londra, zero tariffe e zero quote, è quello che chiede la presidente dell’Esecutivo europeo intervenendo in plenaria. Ma si sofferma soprattutto su un punto: nelle future relazioni commerciali tra le due parti vanno garantiti impegni solidi sulle condizioni di parità per una concorrenza equa tra le imprese, tanto britanniche quanto europee. Su questo Ursula von der Leyen è categorica: “Non esporremo le nostre imprese a una concorrenza sleale”. Le future relazioni tra Bruxelles e Londra sono al centro dell’intervento della presidente, che ha ricordato più volte l’interesse comune e condiviso da entrambe le parti a forgiare un partenariato che sia “il più stretto possibile”. Pur consapevoli di dover iniziare a trattare “il Regno Unito da paese terzo”.
Nessun rapporto di partenariato, sottolinea, potrà mai sostituire i benefici dell’appartenenza ad una stessa Unione, ma “abbiamo il dovere di cercare la migliore soluzione possibile per entrambe le parti”. Ci tiene a precisare che come precondizione per l’accesso di Londra al mercato unico europeo Bruxelles vuole un Regno Unito impegnato “a sostenere i nostri standard per la protezione dei diritti sociali dei lavoratori, sul fronte delle garanzie ambientali, ma soprattutto, un Regno Unito attento all’equa concorrenza per le imprese”.
“Abbiamo molto più in comune di quanto ci divide”. Il presidente del Parlamento, David Sassoli, riassume così il rapporto tra Londra e Bruxelles, prendendo in prestito le parole pronunciate da Jo Cox, la politica britannica assassinata nel 2016 per le sue posizioni notoriamente contrarie all’uscita del Regno Unito dall’UE. Per Sassoli oggi Londra lascia “l’Unione europea ma continuerà a far parte dell’Europa” e a condividerne i valori.
“Cinquant’anni di integrazione – ricorda Sassoli – non possono dissolversi facilmente. Dovremo impegnarci, tutti, per costruire nuove relazioni mettendo sempre al centro gli interessi e la protezione dei diritti dei cittadini”. Non mancheranno situazioni difficili che “metteranno anche alla prova i nostri rapporti futuri” aggiunge, ma “sono sicuro che sapremo superare qualsiasi divergenza e trovare sempre un punto di incontro”.