Bruxelles – L’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) è bloccata nel suo funzionamento principale e più importante da quando, lo scorso dicembre, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva rifiuto di nominare i nuovi giudici della Corte d’Appello, l’organismo che risolve le controversie tra le nazioni che fanno parte del WTO.
Il regolamento della Corte prevede di avere come membri 7 giudici: 4 posti erano rimasti vacanti negli ultimi anni, riducendo così il numero dei funzionari operativi a 3, il minimo permesso dai regolamenti per mantenere l’organismo in funzione. A dicembre, però, altri due giudici avevano concluso il loro mandato e Donald Trump aveva rifiutato di nominarne di nuovi, bloccando così l’organizzazione.
La contromossa degli altri Paesi membri del WTO non si è fatta attendere: venerdì 24 gennaio, infatti, 17 membri dell’organizzazione internazionale, tra cui UE, Brasile, Cina e Canada, hanno annunciato la volontà di creare un tribunale parallelo senza gli Stati Uniti.
Ad comunicare la decisione è stata la stessa Unione europea, in seguito a un incontro al World Economic Forum di Davos. Le discussioni erano già partite da qualche settimana, raccontano gli addetti ai lavori, perché a livello internazionale si sentiva la necessità di avere un organismo che si occupasse di risolvere le questioni commerciali, come la legittimità di dazi e tariffe suppletive.
Il Commissario europeo al commercio Phil Hogan ha spiegato che l’accordo permetterà agli Stati membri del WTO di avere accesso a “un sistema di risoluzione delle controversie di alta qualità, imparziale e vincolante”. L’accordo sul tribunale parallelo, però, rimane una soluzione temporanea: “È una misura contingente che deriva dalla paralisi della Corte d’Appello. Continueremo a cercare di risolvere quell’impasse”, ha detto Hogan.