Bruxelles – La situazione in Polonia diventa ancora più esplosiva. La Corte suprema e il governo arrivano allo scontro, con la prima che boccia la legge di riforma della giustizia e il secondo che tira dritto non rispettando il pronunciamento del massimo organismo giurisdizionale. I membri della Sąd Najwyższy hanno stabilito che la normativa che introduce i “giudici” membri dell’organo attraverso il quale in sostanza il governo seleziona dei giudici perché organizzino il lavoro dei magistrati (una sorta di Consiglio superiore della magistratura), non sono giudici, né in base alle regole nazionali né in base alle norme comunitarie. Un motivo per accantonare un progetto di riforma che invece l’esecutivo sovranista di Varsavia non intende riporre nel cassetto. Al contrario, si va avanti.
“Gli ultimi avvenimenti mostrano che sia importante trovare un soluzione” alle violazioni dello Stato di diritto in Polonia, la reazione della Commissione europea, che attraverso il portavoce Christian Wigand, responsabile per le questioni di giustizia, anticipa lo studio approfondito dei contenuti della riforma e avverte che “verranno prese tutte le misure appropriate, se necessario”.
Al di là degli avvertimenti verbali, l’esecutivo comunitario non ha molte frecce al proprio arco. Può aprire una nuova procedura d’infrazione, ma non ha molti altri strumenti di pressione sullo Stato membro. La prossima settimana il commissario i Valori e la trasparenza, Vera Jourova, sarà a Varsavia proprio per discutere di Stato di diritto e riforma della giustizia in Polonia. Si cerca di convincere lo Stato dell’est a fare retromarcia ed evitare un nuovo scontro in seno all’UE.