Bruxelles – Settantacinque anni fa le forze alleate liberavano il campo di concentramento nazista di Auschwitz-Birkenau, ponendo così fine al crimine più odioso della storia europea: lo sterminio pianificato degli ebrei in Europa. “Sei milioni di bambini, donne e uomini ebrei sono stati assassinati, insieme ad altri milioni di innocenti, tra cui centinaia di migliaia di rom, perseguitati per la loro appartenenza etnica. Il prezzo è stato indicibilmente alto, ma non potrebbe esserci trionfo più simbolico e più grande sul nazismo del commemorare questa vittoria in Israele”. Lo affermano Ursula von der Leyen, Charles Michel e David Maria Sassoli (presidente della Commissione europea, presidente del Consiglio europeo e presidente del Parlamento europeo) in una dichiarazione congiunta nel 75esimo anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, alla quale stanno partecipando in queste ore a Gerusalemme.
Una celebrazione tra le polemiche, perché tra i discorsi ufficiali tenuti dai rappresentanti delle potenze che hanno vinto la Seconda guerra mondiale (ed anche alla Germania), non è stato concesso uno spazio al presidente polacco (il campo era in Polonia) Andrzej Duda, che ha vivacemente protestato ricordando che la maggior parte delle vittime a Auschwitz-Birkenau furono proprio polacche e non si è recato alla commemorazione. Sembra che a tagliare fuori Duda possa essere stato il presidente russo Vladimir Putin, amico del miliardario ebreo russo che ha finanziato l’evento, a causa delle tensione tra i due Paesi.
“Il revisionismo e la mancanza di istruzione minacciano la comune comprensione dell’unicità della Shoah, necessaria per tradurre, ora, il nostro grido ‘Mai più!’ in azioni concrete. Con la nostra partecipazione all’incontro di oggi tra i capi di Stato e di governo a Gerusalemme – continuano i tre presidenti nel loro messaggio -, uniamo le nostre voci a quelle di chi intende fermamente impedire a estremisti e populisti di varcare indisturbati ogni linea di demarcazione, mettendo in discussione, ancora una volta, la dignità umana e l’uguaglianza di tutti gli esseri umani”.
L’Olocausto è stato “una tragedia europea, un punto di svolta nella nostra storia, e il suo retaggio è ormai intessuto nel DNA dell’Unione europea. Ricordare la Shoah non è fine a se stesso. È una delle pietre angolari dei valori europei: un’Europa che ponga l’umanità al centro, tutelata dallo Stato di diritto, dalla democrazia e dai diritti fondamentali”, afferma il messaggio.
“Siamo ormai ad un bivio. Poiché il numero dei sopravvissuti si fa sempre più esiguo, dovremo trovare nuovi modi per ricordare – auspicano i tre presidenti -, accogliendo le testimonianze dei loro discendenti, che ci rammentano che occorre essere vigili di fronte alla crescente ondata di antisemitismo che minaccia i valori a noi cari: il pluralismo, la diversità e la libertà di religione e di espressione, valori che tutelano indistintamente tutte le minoranze, ora e sempre. Le comunità ebraiche hanno contribuito a plasmare l’identità europea e ne saranno sempre parte integrante. Tutti gli attori della nostra società, vecchi e nuovi, devono far propri gli insegnamenti della Shoah”.
Secondo von der Leyen, Sassoli e Michel, “è nostro dovere stare al fianco delle comunità ebraiche, che si sentono nuovamente minacciate in tutt’Europa, da ultimo a Halle, in Germania. Tutti gli Stati membri dell’UE dichiarano con voce unanime e forte che in Europa non c’è posto per alcuna forma di razzismo, antisemitismo e odio, che noi contrasteremo in tutti i modi possibili. È necessario che le autorità nazionali e gli attori di ogni settore della società civile si uniscano per ribadire la ferma vigilanza dell’Europa ovunque e ogni volta che i valori democratici vengono minacciati. E se è vero che noi non possiamo cambiare la storia, è anche vero che le lezioni della storia possono cambiare noi”.