Bruxelles – Dei 7,5 miliardi di euro promessi dal meccanismo di transizione equa (Just Transition Mechanism) per sostenere la transizione del continente europeo verso il Green Deal, all’Italia saranno destinati solo 364 milioni. È vero che il paese “ha diverse centrali a carbone e il secondo impianto siderurgico più grande in UE in crisi (quello dell’ex Ilva), ma ha anche un Pil pro capite che gli consente di utilizzare parte dei suoi fondi nazionali per aiutarsi. L’Italia è la settima economia mondiale”. Lo sottolinea la commissaria europea per la coesione e le riforme Elisa Ferreira, parlando del patto verde per l’Europa e del meccanismo di transizione equa varato dal nuovo Esecutivo per sostenerlo, di fronte alla Commissione per lo sviluppo regionale dell’Eurocamera. Ferreira risponde all’eurodeputato di Ecr Raffaele Fitto che chiede come sia possibile che a un paese come l’Italia “spettino solo 364 milioni di euro” pur essendo un paese con diverse centrali a carbone e l’impianto siderurgico dell’ex Ilva di Taranto da riconvertire.
È giusto, dice la commissaria, che anche un paese come l’Italia possa accedere ai finanziamenti per le regioni e le aree più povere ma bisogna tenere a mente il criterio di prosperità relativa: ovvero il sostegno ai paesi previsto dal meccanismo di transizione giusta deve essere calcolato in base alla ricchezza dei singoli paesi e delle sue capacità di crescita. Facendo un confronto tra Italia e Polonia con criteri rigidi, sostiene Ferreira, la prima non sarebbe propria dovuta rientrare tra i paesi finanziabili, essendo tra le sette economie più ricche. Ma è giusto, sottolinea, che anche un paese come l’Italia possa accedervi per le aree più povere. Non è sicuramente un meccanismo ideale, ma è “un compromesso che prevede di includere, per quanto possibile, tutti gli Stati membri”. Soprattutto perché spesso si registra ampia disomogenità tra una dimensione locale e quella dell’intero paese: ovvero molti enti locali sono più poveri rispetto all’intero paese. E l’interesse della Commissione UE è stato quello di concentrarsi sulle regioni o le aree più critiche. Il che non significa solo le aree carbonifere, più dipendenti dal carbone, ma includendo anche quelle aree industriali che “utilizzano ancora macchinari superati e che per questo devono essere aiutate per la transizione”.
Il Meccanismo di transizione equa è “ancorato al Quadro finanziario pluriennale (2021-2027) e anche alla normativa sui fondi regionali”. La commissaria ammette però che i 7,5 miliardi di euro “freschi” messi in campo nel Green Deal potrebbero non essere sufficienti ma da quando è nata la discussione sul MFF “ci siamo trovati di fronte paesi molto reticenti a concedere ulteriori finanziamenti”. Nel 2018, rivela la commissaria, l’Eurocamera propose un importo pari a 4,8 miliardi e quindi la Commissione ha pensato che ci volessero più soldi freschi da poter usare subito. I 7,5 miliardi di previsti dal fondo per la transizione, ci tiene a ribadire, “sono denaro extra” da aggiungere al bilancio di lungo termine dell’UE. “Lo abbiamo chiarito dall’inizio”. “Tutti, dice, vogliamo mettere pressione Consiglio europeo perché ci sia un accordo sul prossimo Qfp”.