Bruxelles – La decisione di Matteo Salvini di impedire, in qualità di ministro dell’Interno, per oltre tre giorni lo sbarco di 116 persone salvate nel Mediterraneo dalla nave della Marina Gregoretti (luglio 2019) è stata pura “propaganda”. Una scelta “mai coordinata” dal primo governo Conte. A poche ore dal voto della Giunta per le immunità del Senato che deciderà oggi sull’autorizzazione al tribunale dei ministri di Catania a procedere nei confronti di Salvini sul caso, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, a Bruxelles per il Consiglio Affari Esteri, accusa l’ex alleato di governo di essere “passato dal sovranismo al vittimismo: è la sua nuova linea politica, sono tattiche e niente di più”.
Ora, sottolinea Di Maio, la parola spetta al Parlamento e poi alla Magistratura che si occuperanno del caso Gregoretti. Il titolare della Farnesina precisa poi che ai tempi dell’analogo caso della nave Diciotti, risalente all’agosto 2018, in cui 144 persone a bordo dell’imbarcazione non furono fatte sbarcare nell’immediato, “ero vicepresidente del Consiglio dei ministri e bloccammo quella nave perché l’Europa non voleva prendersi una parte dei migranti a bordo e mi sono autodenunciato alla magistrature per quel caso. Fu aperto anche un fascicolo su di me (poi archiviato)” dice.
All’epoca della Diciotti, però, il caso era molto diverso secondo Di Maio: “Mettemmo in piedi quell’iniziativa perché a livello europeo non c’erano ancora meccanismi di redistribuzione sicura dei migranti. Quindi, allora, prima chiedemmo la redistribuzione e poi di farli sbarcare”. Con la Gregoretti la questione è diversa. Dopo un anno, il governo italiano “aveva tutte le garanzie dall’Europa” di una redistribuzione di una buona parte di quei migranti. Il leader del Carroccio decise “da solo di bloccare la nave Gregoretti come ministro dell’Interno”. Su questo, rincara il ministro degli Esteri, ognuno si prenda le sue responsabilità.