Bruxelles – La condizione dello stato di diritto in Polonia e Ungheria è peggiorata da quando Bruxelles ha attivato l’articolo 7 del Trattato sull’Unione europea contro i due paesi proprio per le loro mancanze su questo fronte. L’Aula di Strasburgo torna a parlare delle violazioni dello stato di diritto a Budapest e Varsavia e approva una risoluzione (446 voti favorevoli, 178 contrari e 41 astenuti) in cui invita gli Stati membri e le altre due istituzioni europee a prendere provvedimenti contro i due paesi membri, “per far fronte a un evidente rischio di violazione grave dei valori su cui si fonda l’Unione”.
In sostanza, gli eurodeputati hanno constatato l’incapacità del Consiglio di applicare efficacemente l’articolo 7 del TUE dal momento che le audizioni, avviate oltre due anni fa, con i due paesi non hanno portato progressi evidenti relativi al rispetto dello stato di diritto. Il che, si legge nella risoluzione, “continua a compromettere l’integrità dei valori comuni europei, la fiducia reciproca e la credibilità stessa dell’Unione nel suo complesso”. L’articolo 7 del Trattato sull’Unione europea (TUE) riconosce all’UE la possibilità di intervenire laddove si riscontri una grave violazione dei valori comunitari e l’azione preventiva prevede anche il tentativo di intavolare un dialogo con lo Stato membro prima che scattino eventuali sanzioni. La Commissione ha attivato l’articolo in questione nei confronti di Polonia e Ungheria dopo la constatazione dell’esistenza di un evidente rischio di violazione grave nei confronti dei valori principali dell’UE.
Per quanto riguarda la Polonia, la procedura è stata avviata nel dicembre 2017 per la sua gestione della giurisdizione e per le criticità riscontrate nell’indipendenza della magistratura. In sostanza, per Bruxelles l’indipendenza dei giudici non è solo un affare interno dei singoli stati ma riguarda tutti perché l’intera Unione ne è influenzata. Mentre nel 2018 il Parlamento europeo ha avviato la stessa procedura contro il governo di Budapest perché accusato dalle istituzioni europee di aver approvato norme che limitano di fatto i valori dell’UE. Il governo di Viktor Orban è accusato dal Parlamento europeo di una lunga serie di violazioni, riguardanti tra le altre cose anche la libertà di espressione, di associazione, diritto di eguaglianza, diritti delle minoranze.
Come avevano già fatto già nel corso del dibattito sullo stato di diritto a Malta, gli eurodeputati hanno evidenziato ancora una volta la necessità di istituire un meccanismo dell’UE in materia di democrazia, Stato di diritto e diritti fondamentali (DSD). Prevedendo, in sostanza, un esame annuale indipendente “basato su riscontri oggettivi e non discriminatorio” che valuti il rispetto dei valori stabiliti nell’articolo 2 del Trattato. Gli eurodeputati chiedono inoltre l’inclusione formale del Parlamento nelle audizioni con le autorità nazionali, che, denuncia l’Eurocamera, non sono organizzate in modo regolare, strutturato e aperto.
Nel corso del dibattito che si è svolto ieri, molti deputati hanno sottolineato l’incapacità degli Stati membri UE, e quindi del Consiglio, di agire in questi casi. “È fondamentale che tutte le istituzioni europee contribuiscano al rispetto dello stato di diritto nell’Unione europea” ha detto la vicepresidente della Commissione Ue ai Valori e Trasparenza Vera Jourova.
Parole vuote scritte su carta pregiata: questo rischiano di diventare i Trattati secondo l’eurodeputata dei popolari Roberta Metsola se l’UE non alzerà la voce nei confronti di evidenti violazioni dello stato di diritto. “Senza l’indipendenza della giurisdizione non ci può essere stato di diritto” e senza stato di diritto, sottolinea Metsola a nome del PPE, non si può garantire l’unità dell’UE. Metsola è la prima firmataria dell’atto di indirizzo approvato oggi dall’Eurocamera, sostenuto anche dai socialdemocratici, liberali di Renew Europe, Verdi e Sinistra unitaria della GUE.
"Without the protection of the #ruleoflaw, our treaties risk becoming nice words printed on expensive paper – and without a truly independent judiciary, there can be no rule of law." – my speech in #Eplenary today on the situation in #Poland.@EPPGroup pic.twitter.com/ktVxmSjgH3
— Roberta Metsola (@RobertaMetsola) January 15, 2020
La risoluzione del Parlamento, spiega il socialdemocratico Juan Fernando Lopez Aguilar, serve a far sapere a “chi ha manifestato in Polonia che non è solo e che il Parlamento europeo li sostiene”. Il deputato si riferisce ai giudici di Polonia, ma non solo, che l’11 gennaio sono scesi in piazza in una marcia silenziosa per chiedere la difesa dello stato di diritto e il rispetto dell’indipendenza della giurisdizione.