Bruxelles – Più potere ai cittadini contro l’euroscetticismo. È questa l’idea alla base della Conferenza sul futuro dell’Europa (i cui contenuti erano stati anticipati da Eunews il 9 gennaio scorso), di cui ha discusso oggi l’Aula di Strasburgo, approvando con 494 voti a favore, 147 contrari e 49 astenuti una risoluzione che avvia di fatto il dialogo interistituzionale sulla riforma dell’UE. Attesa per la prossima settimana da parte dell’Esecutivo comunitario una comunicazione sull’argomento, a cui seguirà l’adozione di una posizione dal Consiglio dell’UE.
L’idea di una Conferenza dedicata al futuro dell’Europa che apra a Bruxelles una nuova fase costituente “nasce da una richiesta del Parlamento europeo”, rivendica il Presidente dell’Eurocamera David Sassoli. Un’iniziativa “che la Presidente della Commissione, von der Leyen, ha raccolto nel luglio scorso, dopo le elezioni europee”. La nuova legislatura, spiega, si è aperta con la consapevolezza dei limiti governance europea “resi via via più evidenti dalle crisi che hanno colpito l’Europa nel corso dell’ultimo decennio”. Messa alla prova dalla decisione di Londra di dire addio all’Unione, Bruxelles sembra convinta che per andare incontro alle richieste dei cittadini alcuni meccanismi vadano rivisti e sistemati. E “vogliamo che questo venga fatto con istituzioni nazionali ma soprattutto in un percorso di ascolto dei cittadini” che saranno più coinvolti nei processi decisionali.
Per Sassoli, l’avvio di una nuova fase costituente per l’Europa, a dieci anni dalla firma del Trattato di Lisbona, coincide con l’avvio di una stagione di riforma, non “predeterminata ma di grande impulso perché abbiamo bisogno che la democrazia funzioni e che sia utile ai cittadini”. “Avremo successo, sostiene, se le istituzioni europee riusciranno a camminare insieme”. Sono numerose le idee di riforma aperte sul tavolo. E soprattutto, per contemplare l’idea di una maggiore coinvolgimento dei cittadini, si parla da tempo dell’estensione dell’iniziativa legislativa anche al Parlamento europeo, di fatto l’unico organo direttamente eletto dai cittadini degli stati membri. Sassoli, nel suo intervento, annovera anche la garanzia del funzionamento del sistema dello Spitzenkandidaten, le liste transnazionali e la riforma del processo decisionale in seno al Consiglio e una legge elettorale europea
L’atto d’indirizzo è stato promosso dai liberali di Renew Europe e sostenuto anche dai popolari (PPE), dai socialdemocratici (S&D), dal gruppo dei Verdi e dalla sinistra unitaria della GUE. Intanto, oggi a Bruxelles, fa sapere la vice presidente e commissaria per la Democrazia e la demografia Dubravka Šuica, gli ambasciatori terranno un primo scambio informale sul tema e nel corso del Consiglio Affari generali del 28 gennaio se ne discuterà ulteriormente. “I cittadini sono fondamentali e loro si vogliono fare sentire, trovare nuove soluzioni innovative. Non saranno coinvolti solo le istituzioni europee ma dovranno essere coinvolti anche i parlamenti nazionali. Attraverso la Conferenza sul futuro dell’Europa abbiamo l’opportunità unica di riflettere con i cittadini, di ascoltarli e di impegnarci, di rispondere e spiegare. Dobbiamo creare fiducia a lungo termine e fiducia reciproca – tra l’UE e i cittadini”.
Da più parti nel corso del dibattito in plenaria è stato ribadito che gli elettori europei, alle ultime elezioni europee di maggio, hanno scandito un segnale forte mobilitandosi per chiedere un cambiamento all’Europa. “Ci hanno chiesto molto chiaramente una Europa diversa, più vicina ai loro bisogni, alla loro vita; più verde; più rigorosa nella difesa dello stato di diritto; più attenta ai diritti sociali e più trasparente nei processi decisionali”, prosegue Sassoli, convinto che i cittadini aspirino a un’Europa differente e più democratica.
E’ probabile che i lavori della conferenza sul futuro dell’Europa, che avrà durata biennale, prenderanno il via proprio il giorno della Festa dell’Europa, il 9 maggio 2020 (ricorrenza del 70º anniversario della dichiarazione Schuman). Concludendosi poi entro l’estate del 2022. Ma come dare più spazio (e più voce) ai cittadini comunitari? L’Eurocamera mira a “offrire ai cittadini dell’UE una nuova opportunità di avere un acceso dibattito sul futuro dell’Europa, in modo da plasmare insieme l’Europa che vogliamo” afferma il progetto di risoluzione. Per questo, prima dell’avvio dei lavori sarà organizzata una fase di ascolto “che permetta ai cittadini dell’intera Unione europea di esprimere le proprie idee e formulare proposte” alla classe politica europea. Per ora, di come sarà strutturata in concreto la Conferenza si sa poco ma sarà prevista, si legge nella risoluzione, una plenaria della conferenza (con un massimo di 135 deputati), un’agorà (uno spazio per il dibattito) dei cittadini e dei giovani, un comitato direttivo e un consiglio esecutivo di coordinamento. Le “agoras” dovrebbero essere composte “da un massimo di 200-300 cittadini con un minimo di tre per Stato membro”.
Dal dibattito in Aula è emersa tra i vari gruppi politici, se pur con convinzioni diverse, l’unanime convinzione che un cambio significativo di passo in Europa vada intrapreso. Non è chiaro, ancora, se il cambiamento significherà anche mettere mano ai trattati su cui l’Europa si fonda, per favorirne un cambiamento di tipo strutturale. “Non possiamo escludere che questa conferenza porti anche alla modifica dei trattati e delle istituzioni, a partire dal diritto di iniziativa per il nostro Parlamento”, sottolinea il vicepresidente dell’Eurocamera Fabio Massimo Castaldo nel corso del suo intervento. Per l’eurodeputato del M5S, “quest’anno,
finalmente, avremo la possibilità di cominciare un dibattito su quel cambiamento che, come forza politica, abbiamo tanto richiesto negli ultimi anni” e la conferenza è soprattutto un’occasione “per sbloccare le riforme più ambiziose”, dal pilastro sociale, alla gestione solidale dell’immigrazione, all’unione fiscale. Una posizione condivisa anche dall’ex presidente del Parlamento UE e membro del PPE, Antonio Tajani, secondo cui andrebbe accordata l’iniziativa legislativa all’Eurocamera, come accade in tutti i parlamenti nazionali.
C’è anche chi, pur condividendo la necessità di una stagione di riforme, non ritiene “che questo esercizio sia utile a dare risposte a quello che i cittadini ci hanno comunicato: non ci chiedono conferenze o dibattiti ma ci chiedono risposte, azioni concrete”. Con queste parole, Marco Zanni eurodeputato in quota Lega del gruppo Identità e democrazia, sottolinea che quello delle istituzioni europee è più che altro un problema politico e chiede una profonda autocritica da parte dell’Eurocamera.