La Corte suprema spagnola ha sentenziato che Oriol Junqueras, condannato in ottobre a 13 anni di prigione per sedizione e malversazione a causa del fallito tentativo di referendum per l’indipendenza della Catalogna, deve restare in prigione, non può esercitare il suo mandato di parlamentare europeo, e che ha perso a causa della sua condanna, l’immunità a cui ha diritto ogni eurodeputato, a meno che non gli sia tolta da una decisione della maggioranza dell’Assemblea di Strasburgo.
La sentenza pone in rotta di collisione la giurisdizione spagnola con quella della Corte di Giustizia europea. Il conflitto che si profila è anche istituzionale, con la Spagna che sembra voler negare delle prerogative del Parlamento europeo.
Non sono un giurista, ma a una prima lettura mi sembra che ci siano due elementi fortemente discutibili in questa sentenza: 1) c’è una singolare concezione dell’effetto retroattivo della condanna e della pena che viene applicato a Junqueras, visto che il verdetto che lo riguarda è stato pronunciato DOPO la sua elezione al Parlamento europeo, e dunque quando avrebbe dovuto godere già dell’immunità da eurodeputato. Non si può condannare chi gode dell’immunità senza prima aver chiesto e ottenuto la sospensione dell’immunità stessa da parte di chi ha potere di sospenderla, ovvero il Parlamento europeo; 2) non può essere nessuna istituzione, nessun giudice, nessuna autorità nazionale a decidere se un eurodeputato gode ancora o non gode più dell’immunità da eurodeputato: questa decisione la può prendere, insisto, solo il Parlamento europeo nelle forme previste dal suo statuto (con voto segreto della maggioranza della Plenaria).