Bruxelles – L’Europa continua spera ancora di poter salvare il salvabile. “Non possiamo escludere che l’accordo sul nucleare iraniano possa andare a morire”, e probabilmente è già su un binario morto, ma l’UE farà di tutto, fino alla fine, per mantenerlo in vita. Josep Borrell sintetizza così la strategia di fatto dell’Unione europea nella sempre più intricata crisi del Medio Oriente. La riunione straordinaria de i ministri degli Esteri dei Paesi UE ha prodotto quello che poteva produrre, l’impegno a continuare a mediare. Per questo preciso scopo l’alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza ha ricevuto “un mandato forte” da parte dei Ventotto, come dice lui stesso al termine di una riunione durata quasi quattro ore.
Gli Stati membri era d’accordo a lavorare per stemperare le tensioni, agevolare il dialogo e le soluzioni politico-diplomatiche, confermare presenza e impegni in Iraq, terreno di scontro tra Iran e Stati Uniti. Il consiglio dei ministri straordinario tiene fede alle aspettative, ricalca quello che era già emerso durante i lavori che hanno accompagnato il meeting. Del resto, mediare è il massimo che l’Ue possa fare in questo momento, data anche l’assenza di una politica comune per gli affari internazionali.
Borrell riconosce che la posto in gioco è enorme. Si rischia tanto, troppo. Senza diplomazia si va verso un conflitto, e “la regione non può permettersi un’altra guerra”. Senza contare i rischi per il futuro. “Senza questo accordo, l’Iran oggi sarebbe una potenza nucleare”, cosa che nessuno vuole. Ma la decisione degli Stati Uniti di abbandonare unilateralmente il programma ha significato lavorare al fallimento dello stesso. Ancora oggi l’Europa si rammarica per la decisione di Washington. “E’ chiaro che abbiamo una diversa visione” delle cose, ammette Borrell, deciso ad andare avanti. “Vogliamo salvare questo accordo, se possibile”. Anche perché “negoziarne uno nuovo è complesso, e richiede molto tempo”.
L’UE dunque si attiene al piano, il Piano d’azione congiunto globale (JCPOA, secondo l’acronimo inglese), che poi è il vero nome dell’accordo sul nucleare iraniano. Anche perché il JCPOA permette di tenere aperto un canale costante di dialogo con Teheran che altrimenti non si avrebbe. Di più. “Permette di continuare il dialogo sia con l’Iran, sia con gli Stati Uniti”, sottolinea il ministro degli esteri ceco, Tomáš Petříček. E’ in sostanza il modo migliore per andare avanti con il ruolo di mediatore che l’UE tenta faticosamente di ricoprire. “Dobbiamo evitare l’aumento della spirale di violenza”, chiosa Borrell. “Ecco cosa concordato oggi”.