Bruxelles – “Il Partito Popolare Europeo non è interessante per noi se rimane così com’è oggi. Ci interessa il suo futuro, ma dev’essere differente”. Lo ha detto Viktor Orbán, primo ministro ungherese, in una conferenza stampa giovedì 9 gennaio. Orbán ha detto che prenderà una decisione sull’appartenenza del suo partito, Fidesz, all’interno del PPE solo dopo aver incontrato Annegret Kramp-Karrenbauer, leader della CDU tedesca, Donald Tusk, ex presidente del Consiglio europeo e attuale presidente del PPE, e Alexander Kurz, cancelliere austriaco.
“Il PPE si sta indebolendo e si sta spostando verso posizioni più centriste e liberali”, ha detto Orbán. “Se non cambierà direzione, penso che in Europa ci sarà bisogno di una nuova iniziativa cristiano-democratica. Nel caso non dovessimo riuscire a cambiare il gruppo dall’interno allora faremo partire noi una nuova iniziativa”. Secondo alcuni giornalisti lo scopo del premier ungherese è quello di posizionarsi dal lato opposto del quadro politico europeo rispetto a Emmanuel Macron, attualmente una delle personalità politiche che più sta spingendo verso una maggiore integrazione europea.
Fidesz è stato sospeso dal PPE lo scorso marzo per le eccessive critiche rivolte all’Unione europea e gli attacchi diretti contro l’allora presidente della Commissione Jean-Claude Juncker. In virtù della sospensione il partito ungherese non può partecipare alle votazioni delle assemblee del gruppo parlamentare e non può presentare propri candidati per i vertici del PPE. Per questo motivo, già da alcuni mesi si stava discutendo di un’eventuale uscita di Fidesz dal gruppo di centro-destra. A novembre Orbán disse che se il PPE “riuscirà a tornare alle sue origini cristiano-democratiche allora potremmo continuare a farne parte. Se continuerà a spostarsi a sinistra, quella non è la nostra direzione”.
All’interno dei popolari si deve ancora decidere cosa fare con Fidesz. Le opzioni sono tre: prolungare la sospensione, posticipare la decisione di alcuni mesi oppure espellere il partito ungherese. Donald Tusk comunicherà la decisione fra qualche settimana, dopo un incontro fra alcuni membri del gruppo previsto per febbraio.
A novembre Tusk ha detto che “Orbán è un amico, ma non condivido i valori che rappresenta, soprattutto quando parla di democrazia illiberale. Noi siamo determinati a combattere quel tipo di idee”. Manfred Weber, un altro politico di spicco del PPE ed ex candidato a dirigere la Commissione europea e capogruppo al Parlamento europeo, a dicembre ha spiegato che “Fidesz non ha utilizzato questi mesi di sospensione dal gruppo parlamentare per migliorare la situazione”.
È ancora difficile dire cosa potrebbe succedere se Fidesz uscisse dal gruppo del PPE o venisse espulso. Orbán ha ipotizzato l’idea di “una formazione autonoma”, ma non ha neanche escluso la possibilità di unirsi al partito polacco Diritto e Giustizia (PiS), che al momento fa parte del gruppo Conservatori e Riformisti (al cui interno ci sono gli europarlamentari di Fratelli d’Italia). Secondo altre ipotesi, invece, Fidesz potrebbe unirsi al PiS e alla Lega di Salvini per formare un nuovo gruppo politico di destra.