Bruxelles – Sono oltre 2.650 le vittime di incendi stradali riconducibili all’uso di alcol nel 2018 in 23 dei 28 Stati membri dell’Unione europea. Su oltre 25 mila persone rimaste uccise su strada, gli incidenti connessi a guida in stato di ebbrezza da parte del conducente rappresentano il 25 per cento del totale. Ma mancano i dati italiani, perché le nostre autorità dal 2010 non forniscono le cifre relative alle disgrazie causate dai bevitori sulle strade.
Molte di queste morti, almeno 5 mila, potevano essere evitate se al volante ci fosse stato un guidatore sobrio. Lo dicono le analisi del Consiglio europeo per la sicurezza dei trasporti (CTSE) che due anni fa aveva proposto di rendere obbligatorio in tutta Europa un dispositivo per bloccare l’automobile se il guidatore ha bevuto troppo (i cosiddetti sistemi alcohol interlocks), per rendere le strade più sicure.
Il dato delle persone rimaste uccise in un incidente causato dall’alcol, per quanto ancora elevato, è in calo rispetto alle 3.544 vittime registrate nel corso del 2010: si parla di una riduzione di circa il 25 per cento tra il 2010 e il 2018, anche se l’alcol rimane una tra le cause principali di incidenti su strada, insieme alla velocità, il non utilizzo di cinture di sicurezza e, banalmente, le distrazioni da parte dei guidatori. Ma il Ctse teme che il numero effettivo degli incidenti indotti dall’assunzione di alcool sia più elevato dei dati ufficialmente raccolti.
L’Italia è insieme a Malta e Paesi Bassi a non aver fornito i dati dettagliati a livello nazionale e di cui non si conosce con precisione l’estensione e la portata del legame tra incidenti stradali e alcool. Non avere a disposizione i dati a livello nazionale, sottolineano i realizzatori del rapporto, significa per l’Italia (che dal 2010 non fornisce questi dati) non avere idea di quale sia l’impatto delle misure di sicurezza stradale messe in campo per prevenire gli incidenti. I realizzatori del dossier precisano però che carabinieri e polizia nazionale, che raccoglie circa un terzo di tutti i dati relativi alle collisioni stradali con lesioni, hanno fornito alcuni dati per il 2018 che mostrano che su 58.658 collisioni con infortuni, circa 5097 (ovvero l’8,7 per cento), hanno coinvolto almeno uno dei conducenti dei veicoli sotto l’influenza di alcol.
Il numero degli incidenti stradali connessi allo status di ubriachezza del conducente ha registrato un calo effettivo negli ultimi otto anni, dal momento che alcuni paesi (Repubblica Ceca, Ungheria, Romania, Slovacchia, Estonia, Polonia, Svezia, Norvegia e Serbia) hanno abbassato in questo arco di tempo la soglia massima concessa di concentrazione di alcol nel sangue a 0,2 g/litro per tutti i guidatori, mentre altri 17 paesi hanno introdotto il limite di 0,5 g/litro per quanto riguarda i guidatori appena patentati. Per il Ctse, non esistono limiti di basso consumo di alcol che possono considerarsi più sicuri alla guida e manca a livello comunitario una standardizzazione dei livelli di concentrazione alcolica nel sangue ritenuta “accettabile” per essere considerati in grado di guidare.
Proprio su questo, il Consiglio europeo per la sicurezza dei trasporti assume una posizione ancora più radicale, proponendo di standardizzare le regole relative al consumo di alcool per chi guida a livello comunitario e fissando direttamente a zero la soglia consentita per tutti i guidatori all’interno dei confini dell’UE.