Bruxelles – In Italia ci sono 25 miliardi di euro per l’innovazione che sono fermi, e per questo a rischio perdita. Capitali messi a disposizione dall’Unione europea tramite i fondi strutturali che l’Italia non solo non ha ancora speso, ma non ha neppure impegnato. Colpa di inefficienze del sistema Paese, che evidentemente ha bisogno di un aiuto per uscire dal pantano ed evitare il peggio. Marco Romeo, di Italia Viva e amministratore delegato per l’Italia nel Gruppo PNO, un’idea l’ha avuta: affiancare alle amministrazioni pubbliche consulenti esterni capaci di redigere bandi atti all’uso dei fondi in tempi rapidi e sicuri. Un’azione contenuta nel piano per il rilancio dell’innovazione e lo sviluppo, e della quale discute con Eunews.
Eunews: Propone una task force di esperti che aiutino le amministrazioni pubbliche a utilizzare al meglio le risorse comunitarie. Consulenza però è sinonimo di costi. Si possono spendere altri soldi pubblici?
Romeo: “Certamente si tratta di nuovi costi, ma che nel totale sono trascurabili visto che consentono di evitare sprechi e recuperare miliardi di euro altrimenti perduti. Abbiamo un anno di tempo per impegnare 25 miliardi di euro, e questo ci dice che rischiamo di sprecarli”.
E: Quanto costerebbero queste consulenze esterne?
R: “Parliamo di cifre nell’ordine di migliaia di euro, al massimo decine di migliaia. Con cui recuperare 25 miliardi, e solo di soldi europei per l’innovazione, perché poi ci sono 120 miliardi di euro bloccati per le infrastrutture, tutti soldi, molti dei quali destinati al sud, già allocati bloccati per varie ragioni”.
E: L’Italia ha un patto di stabilità interno. Non crede che questo possa essere un freno per gli enti locali, sempre in difficoltà quando si tratta di spendere?
R: “Non credo che il patto di stabilità interno sia un freno. Se le regioni avessero dimostrato di essere autonome nella spesa sarebbe stato un bene, ma invece vediamo che ci sono problemi”.
E: Nella scorsa legislatura europea la Commissione si è impegnata ad aiutare l’Italia a spendere tutto e bene delle risorse per il ciclo di bilancio 2014-2020. Il 28% delle risorse è a rischio. Ha fallito anche la Commissione, dunque?
R: “Non so se si tratti di un fallimento della Commissione europea o se si tratti piuttosto di qualcosa che non ha funzionato in Italia. Al di là delle cabine di regia e dei meccanismi di flessibilità nella spesa, come la possibilità di rinegoziare con Bruxelles l’uso dei fondi, permangono lacune organizzative e o di competenza nei ministeri e negli enti locali”.
E: Allora servono corsi di aggiornamento per il personale della pubblica amministrazione?
R: “Nel medio e nel lungo periodo può essere una soluzione, ma nell’immediato no. Completare tutta la formazione necessaria e smaltire 25 miliardi di euro in dodici mesi non è realistico. Magari per il prossimo ciclo di bilancio 2021-2027 può essere una strada, così come una eventuale soluzione ibrida fatta di task-force di esperti e formazione, ma data la situazione la procedura d’emergenza”.
E: E la procedura d’emergenza sono gli esperti esterni…
R: “Sì”.
E: Come pensa di reclutarli? Tramite concorso pubblico?
R: “Non può che essere un bando pubblico. Le amministrazioni pubbliche ne fanno a decine. Chiaramente bisognerà saper identificare i soggetti che sanno fare ciò che serve e ciò che è richiesto”.
E: Avete raccolto indicazioni dalle imprese? Sapete di cosa ha bisogno chi vorrebbe accedere a questi fondi per l’innovazione che sono bloccati?
R: “Parliamo di fondi indiretti, la cui natura è imprevedibile. Non si ha la possibilità di pianificare. Quindi serve concentrarsi di più sui temi. La strategia utile è identificare priorità biennali e focalizzare i fondi su questo. Ciò aiuterebbe a pianificare di più e meglio. Poi c’è il problema della burocrazia. I fondi vengono erogati sempre alla fine, sempre dopo, ed è troppo chiedere che gli investimenti siano sostenuti tutti di tasca propria”.
E: Torniamo un attimo ai corsi di formazione. Sta chiedendo la riforma della Pubblica amministrazione, che l’Europa chiede, e da anni, ormai?
R: “La riforma della pubblica amministrazione aiuta nei rapporti con la Commissione europea, ma dobbiamo farla soprattutto per noi stessi. Ministeri ed Enti locali devono funzionare meglio per l’interesse dell’Italia. E’ uno scandalo che ci siano 120 miliardi da una parte e 25 miliardi di euro dall’altra fermi perché non c’è la capacità di spenderli”.
E: Avete in cantiere i due piani, quello per le infrastrutture e quello per l’innovazione? Che riscontro c’è a livello parlamentare?
R: “Purtroppo nessuno. Stiamo lavorando al disegno di legge per i fondi per le infrastrutture, ma nonostante la cosa sia di pubblico dominio gli altri tacciono. Probabilmente sono tutti impegnati in altre questioni, magari interne al loro partito”.