Bruxelles – L’uscita disordinata è stata evitata, ora occorre avere un ordine anche nelle relazioni future che Unione europea e Regno Unito dovranno definire dopo il divorzio britannico col club a dodici stelle. In questo niente è deciso, e anzi ci sono ostacoli a cominciare dal tempo, troppo poco per poter permettere di negoziare su tutto. Per cui, se davvero il premier britannico Boris Johnson non vorrà chiedere più tempo per tagliare ogni ponte rimasto con l’Unione europea, questi dovrà essere pronto a concessioni. La presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, lo dice chiaramente, nel suo intervento alla London School of Economics.
“Ognuna delle due parti negozierà nell’interesse dei rispettivi interessi”. Vuol dire niente regali. “L’UE è pronta a negoziare nuove relazioni veramente ambiziose e spingersi più in là che si può, ma – mette in guardia von der Leyen – i rapporti non saranno più gli stessi”. Uscire dall’UE implica perdere tutta una seria di diritti e privilegi, e se in passato, con tutta un’altra Unione, il governo di Londra è riuscita a ritagliare per sé condizioni favorevoli, stavolta non sarà così. “Senza la libertà di circolazione delle persone non si può ottenere la libera circolazione di capitali, merci e servizi”. E ancora, “senza parità di condizioni su ambiente, lavoro, fisco e aiuti di stato, non si può avere la stessa qualità di accesso al più vasto mercato unico al mondo”.
Von der Leyen mette in chiaro le cose. Ribadisce la linea assunta dal precedente esecutivo comunitario: nessuna scelta. Si prende l’intero pacchetto o niente. La citazione delle stesse condizioni fiscali, poi, non sono casuali. Per l’Inghilterra si profila all’orizzonte la possibilità di una futura natura da ‘Singapore europea’, paradiso fiscale dove far convogliare imprese e loro soldi grazie alle condizioni vantaggiose. Ecco allora che dall’UE arriva il messaggio. Chi vuole capire capisca. “Il futuro è oggetto di negoziati” tutti da fare. “Potete scegliere la cooperazione o l’isolamento”, avverte von der Leyen, convinta che comunque le due parti abbiano tutto da guadagnare a cooperare, poiché “la Brexit non risolve nessuna delle questione esistenti”. Un riferimento alle tensioni commerciali e geo-politiche.
La presidente della Commissione europea ricorda poi la questione delle scadenze. Dall’1 febbraio il regno Unito sarà fuori da tutto, dai 600 trattati internazionali che Londra dovrà provvedere a riscrivere tutti, dalla prima all’ultima condizione. Non c’è tempo per fare tutto. “Senza un’estensione del periodo di transizione oltre il 2020 non sarà possibile raggiungere un’intesa su tutte le questioni, e dovremmo indicare delle priorità”. Vuol dire concessioni e rinunce, specie da parte britannica, che a dispetto degli europei del continente ha tutto da dover ristabilire in una corsa contro il tempo che non aiuta. Ma vuol dire anche la necessità di dare ordine e regole ad un processo negoziale altrimenti impossibile.
“Il Regno Unito avrà nell’UE sempre un partner affidabile, e da questo punto di vista lunga vita all’Europa!”, si azzarda a dire alla platea di Londra un’Ursula von der Leyen combattiva ma positiva. “Dobbiamo essere ottimisti”. Si può costruire un radioso futuro nelle relazioni tra Regno Unito e Unione europea, ma a patto che il negoziato che si aprirà a breve ruoti attorno a a reciprocità, ordine e regole.