Come e’ stato probabilmente notato, il nuovo Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura in carica da ottobre, ha annullato tutti gli eventi “esterni” che l’Istituto accoglieva, come le tradizionali proiezioni cinematografiche del lunedì, il corso di teatro che da anni si tiene all’Istituto, ha negato l’utilizzo del teatro alle compagnie teatrali amatoriali italiane, alcune delle quali come la nostra lo utilizzavano da quasi 20 anni, ed altre simili misure restrittive.
La ragione, come il Direttore stesso ha spiegato, sembra sia la “preoccupante situazione di emergenza relativa alla sicurezza dei lavoratori e degli utenti delle strutture dell’Istituto” ed ha annunciato che le strutture “non saranno utilizzabili fino a quando non saranno ultimati i lavori di restauro dell’edificio, dei servizi igienici e dell’accoglienza dei visitatori” e quindi solo gli eventi “interni’ verranno accolti.
Ciò comporterà, come si può ovviamente immaginare, una drastica riduzione del programma dell’Istituto.
A questo punto noi amanti e frequentatori dell’Istituto da più di 30 anni e della Cultura italiana da sempre, al punto anche di professarla con passione anche se come modestissimi dilettanti, ci permettiamo di porre sommessamente alcune domande al Direttore e ai suoi superiori:
– perché gli eventi “interni” non soffrono della “preoccupante situazione di emergenza” e continuano ad essere organizzati (se un’emergenza esiste non e’ tale per tutti?)
– perché eventi come cinema e teatro organizzati da gruppi italiani a Bruxelles vengono considerati meno “culturali” e quindi meno degni di essere accolti di quelli “interni” (l’evento che recentemente ha accolto politici, generali, onorevoli e ambasciatori è più culturale di tanti spettacoli teatrali esterni?)
– perché qualche evento esterno viene comunque organizzato (vedi programma di Gennaio 2020: esistono degli “esterni un po’ interni”?)
– perché alla legittima domanda su quanto tempo dureranno i lavori annunciati (ci auguriamo meno di 20 anni come il Mose…) non e’ stato risposto, e intanto noi che facciamo teatro, per esempio, dovremo utilizzare a caro prezzo, se mai potremo permettercelo, strutture belghe?
– quando i lavori saranno terminati l’Istituto tornerà ad accogliere eventi esterni? Nel caso che cosi’ non fosse dovremo allora prepararci a superare anche questa difficoltà dopo le tante che abbiamo superato in molti anni di esistenza?
– Infine: ma direttori e ambasciatori precedenti, quelli che ci hanno sempre supportato ed aiutato al punto di presenziare ai nostri spettacoli, erano proprio cosi’ incapaci, sprovveduti, sciocchi o incoscienti nella gestione della sicurezza dell’Istituto? Avendoli conosciuti (e stimati ) sembrerebbe di no, ma ci si può sempre sbagliare…
Ecco, crediamo che la comunità italiana interessata alla Cultura – comunità sempre più vasta grazie all’impegno dei direttori precedenti – meriti di ricevere delle risposte e delle assicurazioni.
Paolo Gaio, Gruppo teatrale “Le Teste Matte”