Bruxelles – Sarebbero bastati solo dieci voti che bastavano a Pedro Sánchez per ottenere la maggioranza assoluta in Parlamento e ottenere la fiducia per formare il primo governo di coalizione in Spagna dopo la caduta della dittatura franchista. Ma è andata male. Si è svolta ieri la prima votazione sul governo di coalizione proposto da Sánchez, primo ministro uscente e leader del PSOE, con Unidas Podemos, la seconda forza politica di sinistra in Spagna.
Dopo mesi di impasse politica e il fallimento di diverse trattative per formare un esecutivo, Sánchez e Pablo Iglesias, leader di Podemos, si sono accordati nelle scorse settimane per un patto di governo “progressista di legislatura” che ha messo insieme le due formazioni di sinistra. Una prima volta per la Spagna, che non ha ancora visto insediarsi un governo di coalizione nell’era post-franchista. Il governo è sostenuto anche dai nazionalisti baschi del Pnv (Partito nazionalista basco).
Nel voto di ieri, il leader del Partito socialista ha ottenuto 166 voti a favore e 165 contrari: per raggiungere la maggioranza assoluta servivano 176 voti sui 350 totali del Parlamento di Madrid. Sánchez ci riprova domani nel corso di una seconda votazione sulla fiducia in cui basterà ottenere la maggioranza relativa dei voti (ovvero servirà semplicemente che il numero dei voti a favore sia maggiore di quelli contrari).
Grazie ad un accordo con il principale partito indipendentista catalano, Esquerra Repubblicana (ERC), Sánchez si è assicurato l’astensione di 13 deputati, che consentirebbe al leader socialista di ottenere la fiducia in Parlamento in seconda votazione domani. Nel voto di ieri ci sono state in tutto 18 astensioni: 13 già previste da parte di ERC e altre 5 da parte di EH Bildu, il partito dei Paesi Baschi Uniti. Per molti l’esito del voto di domani sembra scontato e dopo mesi di trattative si dovrebbe riuscire nella complicata impresa di formare un nuovo governo in Spagna.
Dalle elezioni dello scorso novembre non era emersa una maggioranza chiara, ma il partito più votato era stato proprio il PSOE di Sánchez che aveva ottenuto il 28,3 per cento dei voti, perdendo tre seggi rispetto al precedente voto di aprile. Il PSOE è primo partito ma a Sánchez mancano i numeri necessari a governare da solo. Da qui la scommessa su un patto con Unidas Podemos per formare una compagine di governo radicalmente orientata a sinistra.