Non siamo a favore degli indipendentismi, non crediamo nella necessità della nascita di nuovi stati perché i “popoli siano liberi”. Crediamo nella dimensione europea, e la vicenda dei leader catalani, detenuti o sotto inchiesta, riconosciuti ora come deputati europei, semplicemente perché eletti dai cittadini, dimostra che quel che l’Unione europea può garantire gli Stati faticano a farlo.
La vicenda è nota, dopo il referendum ritenuto illegale dalle autorità spagnole sull’indipendenza della Catalogna, la giustizia locale ha inquisito i leader politici che quella consultazione promossero. Alcuni sono in prigione, alcuni sono già stati condannati, alcuni sono riparati all’estero. Tre di questi, uno detenuto e due fuggitivi, sono stati eletti deputati europei nelle elezioni maggio, con una valanga di voti. Il più noto di loro, Carles Puigdemont, ex presidente della Catalogna, ha ricevuto un milione di preferenze.
Le autorità spagnole però non hanno mai consentito ai tre di prendere possesso del loro seggio, argomentando che era necessario un giuramento sulla Costituzione spagnola ed altri adempimenti previsti dalla normativa nazionale.
E qui è entrata in campo l’Unione europea. Il leader detenuto, Oriol Junqueras, ha fatto ricorso contro questo impedimento e la magistratura spagnola, nell’esaminare il procedimento, si è trovata nella necessità di chiedere alla Corte di Giustizia quando una persona diventa deputato europeo.
I magistrati dei 28 hanno risposto ieri, dicendo che lo si diventa nel momento della proclamazione dei risultati: se sei eletto sei deputato. Fine, nessuna procedura nazionale può frapporre altre incombenze, filtri, giuramenti o doveri. Nulla, affermano anche i giudici europei, può essere fatto per impedire ad un deputato europeo di viaggiare verso la sede del Parlamento. D’altra parte c’è un Protocollo europeo che lo stabilisce, nero su bianco.
Dopo questo primo, fondamentale passo, le cose hanno iniziato a camminare speditamente. Il presidente del Parlamento europeo David Sassoli ha preso una posizione netta, nonostante le opposizioni dei deputati spagnoli, ed ha chiesto a Madrid di dare seguito alla sentenza, in sostanza di permettere a Junqueras di prendere possesso del suo seggio.
Oggi, questa mattina, poi i vertici del Parlamento hanno stabilito che Puigdemont e Toni Comin, il terzo del gruppo, dal 6 gennaio, espletate alcune formalità burocratiche, saranno deputati a tutti gli effetti, e già oggi sono entrati nell’Eurocamera con una badge provvisorio da deputato.
E’ grazie alla forza democratica dell’Unione che i milioni di cittadini che hanno sostenuto quei tre candidati si vedono ora riconosciuto il valore del loro voto. Superando i limiti che uno Stato aveva posto, valutando i diritti della cittadinanza europea, e non spagnola e ancor meno catalana, che non esiste.
E ora è a Bruxelles che gli indipendentisti catalani, come altri, possono far valere i loro diritti. Questo non vuol dire che da parte dell’Unione, o del Parlamento, ci sia un sostegno alla loro causa, vuol dire, però, che i diritti dei cittadini, prima ancora che degli eletti, qui sono stati rispettati: la semplice volontà espressa con il voto basta ad eleggere i propri rappresentanti.